Una provocazione? Niente affatto, Giuliani crede veramente in questo progetto anche perché è ben consapevole che nei prossimi “sei/dodici mesi le banche non cambieranno atteggiamento sul fronte risparmio gestito, industria che, nel lungo periodo, non può però perdere il proprio valore. E’ un settore che risponderà e reagirà alla crisi, ma dobbiamo lavorare bene adesso – ha sottolineato Giuliani – Se il mercato ti punisce vuol dire che hai sbagliato”, e non puoi limitarti ad attaccare le regolamentazioni.
Sarà l’effetto Draghi, sarà la grinta di un leader del risparmio gestito (il gruppo Azimut è tra i pochi a poter vantare nel mese di maggio una raccolta netta positiva, ndr), o entrambi i fattori, poco importa. Di sicuro Pietro Giuliani è stato l’unico a voler affrontare di petto la crisi, senza nascondersi dietro a vane giustificazioni. “Non pecchiamo di miopia” ha ribadito più volte il presidente di Azimut, “guardiamo ai nostri errori e cambiamo rotta”. Ovvero rivediamo i modelli distributivi che non funzionano, cambiamoli. E a chi non vuole cambiare l’invito di Giuliani è stato chiaro: “uscite dal mercato”. Il mercato consente a diversi modelli di funzionare (e molti funzionano bene) ma ci sono realtà che rimangono miopi e perseguono strade non vincenti. Queste realtà hanno solo due possibilità: cambiare o chiudere.