Caso Ubi, richieste di condanna

La procura di Bergamo non fa sconti e chiede 26 condanne per la questione Ubi. Le condanne per gli imputati vanno da un massimo di 6 anni e 8 mesi chiesti per Giovanni Bazoli a un minimo di 1 anno e 2 mesi per altri imputati. I reati contestati sono ostacolo all’autorità di vigilanza e illecita influenza in assemblea.
Solo a 4 degli imputati sono contestati entrambi i reati: Giovanni Bazoli, Emilio Zanetti, Victor Massiah e Andrea Moltrasio.

Inoltre ai quindici imputati per cui è stata chiesta la condanna per il reato di illecita influenza in assemblea, è  inoltre stata chiesta anche la confisca  per un ammontare complessivo di 5,3 milioni di euro, praticamente in proporzione  all’illecito guadagno avuto dai consiglieri di sorveglianza. In più, quest’ultimi furono eletti nell’assemblea di Ubi Banca del 20 aprile 2013 con la lista Moltrasio, ritenuta dalla procura prodotto delle manovre illecite. Quindi secondo gli inquirenti non avrebbe vinto, ma sarebbe stata seconda avendo avuto quindi diritto solo a 5 consiglieri.

In relazione al reato di ostacolo all’autorità di vigilanza, questo sarebbe stato commesso attraverso una serie di mancate comunicazioni o omissioni alla Consob e alla Banca d’Italia. Di fatto Ubi Banca veniva gestita da un patto parasociale tra le Associazioni Ablp e Amici di Ubi Banca, che vedevano come referenti rispettivamente Giovanni Bazoli ed Emilio Zanetti, che decidevano le nomine in violazione dello statuto della banca.

Il reato di illecita influenza in assemblea, invece, è relativo a quanto accaduto in preparazione dell’assemblea di Ubi Banca del 20 aprile 2013. Secondo l’accusa fu messo in piedi un sistema per raccogliere, in maniera “illecita“, deleghe in bianco per il voto sul rinnovo del consiglio di sorveglianza. L’obiettivo era quello di far prevalere in assemblea la lista Moltrasio sulle altre due liste presentate.

L’ipotesi accusatoria è che senza questo sistema illecito, Zanetti e Bazoli avrebbero perso il controllo della banca.

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