Come costruire un portafoglio contro la crisi

Un dubbio amletico attanaglia gestori e banker della grandi società di wealth management: capire a che punto è arrivata la crisi finanziaria e quando rientrare sul mercato azionario.
Se una parziale risposta arriva dai valori di Borsa (molti titoli sono arrivati a prezzare meno del book value, ndr), discorso diverso è capire il timing per aumentare la componente equity, e soprattutto quali settori potranno meglio muoversi in un contesto caratterizzato da prezzi del greggio alle stelle, inflazione galoppante e lo spauracchio di una recessione negli Stati Uniti sempre in agguato.
Gary Dugan, chief investiment officer di Merrill Lynch Global Wealth Management Emea, spiega a HEDGE le ultime scelte del gruppo in termini di asset allocation, svelando le sue carte vincenti.

BFC: Negli ultimi mesi quali sono i maggiori cambiamenti che avete apportato ai portafogli dei vostri clienti?
Dugan: Abbiamo progressivamente aumentato il peso verso i cosidetti “risky asset”: è aumentato il peso della componente equity, prendendo esposizione sul mercato giapponese e statunitense.
Abbiamo inoltre comprato alcune obbligazioni corporate emesse in rubli russi; in aggiunta è aumentato il peso delle materie prime per difendere i portafogli dai rischi inflazionistici.
Proprio i prodotti agricoli – dal grano al mais – sono divenuti ormai un asset class alternativa capace di fornire un cuscinetto anti-inflazione.
Il boom dei prezzi delle materie prime agricole è alimentato da diversi fattori, tra i primi la crescita della popolazione mondiale, una diminuzione delle terre coltivabili in Arabia, incertezza politica e un generale cambiamento nella dieta delle popolazioni asiatiche verso lo “stile” europeo.

BFC: In termini percentuali qual è la vostra attuale asset allocation?
Dugan: Nei portafogli absolute return, la quota azionaria è pari al 35%; quella delle obbligazioni al 30%; 30% fondi hedge e 5% materie prime.
Secondo voi quali sono i migliori settori su cui prendere esposizione?
Siamo compratori del settore immobiliare perché molti titoli quotano a sconto rispetto al net asset value. Siamo stati compratori del settore finanziario nel momento in cui gli alti dividendi offerti e le basse valutazioni fanno da controaltare ai problemi dell’industria.

BFC: Alla fine di dicembre 2007 il mercato azionario giapponese ha sottoperformato il MSCI World index del 33%. Quali sono i driver principali che vi portano a investire ancora in Giappone?
Dugan: Il Giappone beneficerà dell’elevata inflazione mondiale perché sta traghettando la sua economia fuori da un lungo periodo di deflazione. Il mercato azionario giapponese è a sconto, i profitti sono in crescita ed è sostanzialmente assente dai portafogli degli investitori internazionali.

BFC: Gli ultimi dati rivelano che il Giappone sta per uscire da un periodo di deflazione durato 18 anni: è vero?
Dugan:  Siamo molto ottimisti circa la crescita dell’inflazione nel paese.
L’aumento dei prezzi (contrariamente a quanto avviene nel caso contrario) incoraggia i consumatori ad aumentare la spesa personale nella paura che un determinato prodotto potrebbe costare molto di più entro pochi mesi.

BFC: Il P/E del mercato giapponese sembra essere in linea con le quotazioni di altre economie sviluppate mentre altri indicatori dicono che il rapporto è ai minimi di 30 anni?
Dugan: La valutazione del mercato azionario rispetto a quello dei bond è molto bassa, crediamo che gli investitori vedano questo fattore come un’opportunità per fare switch dalle obbligazioni verso il mercato azionario.

BFC: Quali sono i driver principali, invece, per investire oggi negli Stati Uniti ?
Dugan: L’economia statunitense sta attraversando un periodo di rapido aggiustamento. Il calo del dollaro ha aumentato la competitività del settore manifatturiero: stiamo quindi puntando sulla ripresa del settore manifatturiero.
I rendimenti del mercato USA dovrebbero essere accompagnati da un lieve rafforzamento del dollaro rispetto le altre valute.

BFC: Crede che il periodo delle svalutazioni per banche e società di investimento sia giunto al termine?
Dugan: Crediamo che le svalutazioni relative al credito delle banche statunitensi sia giunto al termine.
Non siamo altrettanto confidenti su altre parti del mondo dove per tutto il corso dell’anno le banche hanno continuato ad annunciare nuove svalutazioni.

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