I controlli? Servono

Perché ha deciso di iniziare la professione di consulente indipendente?

Dopo quasi 15 anni di vendita pura e di stritolamento nelle logiche di collocamento di prodotti, prima assicurativi e poi finanziari, raggiunsi gradi di saturazione e insofferenza tali da non poterne più.
Ciò che per me era diventato insopportabile era l’accanimento con cui da qualche tempo, le parlo di 3 anni fa, la direzione generale della società per cui lavoravo insisteva a volere comunicare l’immagine pubblicitaria del cosiddetto consulente finanziario.
Nella realtà poi i criteri distributivi dei prodotti rimanevano spasmodicamente condizionati da budget impegnativi e via via crescenti, e comunque incentivanti per la rete solo se quest’ultima avesse venduto i prodotti più costosi per il risparmiatore.

Quali sono gli aspetti peculiari di G.P. Consulting?

Il nostro core business è il mondo finanziario dell’azienda, senza per questo trascurare ovviamente le singole esigenze dell’imprenditore e dei suoi dipendenti.
In particolare, in questa delicata fase economica congiunturale, analizziamo i punti di debolezza nell’ambito della gestione finanziaria di una società e ricerchiamo soluzioni rapide e volte all’ottimizzazione delle risorse e al miglioramento delle performance di bilancio. Il nostro intervento inizia con la visita presso l’azienda, attraverso un’intervista all’imprenditore sullo stato di salute della sua attività, insieme a un’adeguata permanenza nella società per valutarne direttamente il processo produttivo e la gestione finanziaria.
Questa è la fase più importante del nostro lavoro. Perché è attraverso il rapporto diretto con il cliente che si possono già evidenziare vizi e virtù di una realtà economica, spesso mascherati ad arte nei bilanci e, ciò che è più grave, sconosciuti alla banca che finanzia.

Può descriverci come si fa a essere certi che il consulente sia veramente indipendente?

Agire nell’unico interesse del cliente, consigliandolo affinché ottenga le migliori condizioni presenti in quel momento sul mercato. E una remunerazione adeguata e appropriata secondo il servizio fornito sono già sinonimo di indipendenza e trasparenza, peculiarità, queste, imprescindibili nella nostra professione.
C’è da dire, però, che a volte si possono trovare alcuni siti internet di cosiddetti “consulenti” che collocano unit linked e prodotti strutturati di una società piuttosto che di un’altra, e allora l’ipotetico cliente comincia ad avere qualche ragionevole dubbio.

E quindi come pensa che un simile problema possa essere risolto?

Occorrerebbe istituire appositi enti controllori, associazioni o finalmente l’Albo, che può garantire, mediante verifiche appropriate e tempestive, che gli iscritti sono realmente indipendenti.

Con l’introduzione della MiFID sono state individuate misure specifiche per la formazione professionale del consulente e personalmente ritengo che questo sia un grosso passo avanti per la nostra professione che viene così rivalutata e regolamentata.
L’auspicio è che vi siano poi i giusti controlli dopo l’istituzione dell’Albo, al fine di garantire una reale indipendenza nella consulenza finanziaria, e quindi scoraggiare situazioni cosiddette “ibride”.
In questo modo, credo che sarà finalmente dato un chiaro segno di legittimazione di un nuovo ruolo professionale di per sé osteggiato dalle grandi concentrazioni di capitale, come banche e SIM, che è libero e completamente a tutela del cliente, sia esso privato risparmiatore o imprenditore.
Ritengo, infine, che l’istituzione dell’Albo, non potrà che essere per la nostra categoria la vera opportunità per dimostrare la netta differenza che esiste tra consulenza e semplice collocamento di prodotti finanziari.


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