Asset allocation: sette lezioni tratte dagli investimenti multi-asset

“Molto è cambiato nei mercati finanziari negli ultimi 73 anni, da quando Schroders ha lanciato il suo primo mandato bilanciato. Le lezioni che possiamo imparare dal passato sono diverse e ci potrebbero essere d’aiuto per navigare il futuro”. Ecco di seguito la view dettagliata di Ugo Montrucchio, Gestore Multi-Asset, di Schroders.

  1. La diversificazione continua a essere importante

La storia ci insegna che nei periodi di inflazione bassa e stabile esiste una correlazione negativa tra azionario e obbligazionario. I tassi di interesse bassi e relativamente stabili che ne derivano hanno amplificato il ruolo di diversificazione dei bond nei portafogli.

Tuttavia, con il ritorno dell’inflazione questo ruolo può essere messo alla prova. Storicamente in fasi di inflazione elevata vi è una correlazione positiva tra azioni e obbligazioni, quindi può essere più complesso creare un portafoglio diversificato, dato che non ci si può più affidare ai bond.

  1. Anche la flessibilità conta

La nostra analisi mostra che in fasi di recessione o ripresa economica, la dispersione dei rendimenti tra le varie asset class aumenta e l’asset allocation diventa più importante della selezione dei titoli. Al contrario, nelle fasi di espansione, la selezione dei titoli contribuisce maggiormente ai rendimenti rispetto all’asset allocation. Ecco perché è importante avere un approccio flessibile, che possa cambiare nelle fasi del ciclo.

  1. È probabile che il supporto monetario ceda il passo al supporto fiscale

La liquidità è stata il principale driver dei rendimenti, soprattutto negli ultimi 10 anni. Prima dell’ultima crisi (2007-09), il bilancio della Fed era abbastanza stabile, ma nel 2008 ha iniziato a iniettare liquidità nel sistema finanziario per ricostruire i bilanci delle banche, alimentando i mercati finanziari ma non l’economia reale.

Questa volta, con la politica monetaria accomodante nella maggior parte del mondo, il compito di sostenere le economie in difficoltà è passato alla politica fiscale. Probabilmente nei prossimi cinque anni vedremo consolidarsi questa transizione dall’espansione monetaria al supporto fiscale.

  1. L’inflazione potrebbe continuare a crescere

La combinazione di stimoli monetari e fiscali potrebbe creare inflazione: le misure fiscali sono dirette ai consumatori e non al sistema finanziario, e ciò potrebbe far crescere l’inflazione nel mondo sviluppato, soprattutto se vedremo un’ampia crescita delle spese nei prossimi anni.

Tuttavia, è troppo presto per poterlo dire con certezza. Prima del Covid, era opinione diffusa che ci trovassimo in una fase di stagnazione secolare: in altre parole, bassa crescita e bassa inflazione, con i cambiamenti demografici e la rivoluzione tecnologica che hanno strutturalmente contribuito a una crescita limitata. Queste forze persistono, ma combinate con gli stimoli fiscali implicano rischi di inflazione più bilanciati.

  1. Regolamentazione e pressioni sui costi continueranno a influenzare i mercati

La regolamentazione e le pressioni sui costi hanno caratterizzato l’industria del risparmio gestito negli ultimi dieci anni e non scompariranno nel breve.

Un esempio è il dibattito su gestione attiva vs. gestione passiva. Tuttavia l’una non esclude l’altra e in un portafoglio ci può essere spazio per entrambe. Un approccio passivo può essere ad esempio efficace nel fornire accesso a mercati efficienti come quelli degli Stati Uniti, mentre i gestori attivi possono aggiungere valore soprattutto in mercati inefficienti come gli emergenti, il credito o il debito distressed.

  1. Potremmo essere vicini a una bolla, quindi diversificare è essenziale

Non è chiaro se gli sviluppi tecnologici e i quantitative easing abbiano spinto i mercati verso una bolla. A mio avviso, identificare le bolle nei mercati azionari è possibile solo con il senno di poi.

Tuttavia, credo che potremmo trovarci in una bolla, ma limitata a certe aree dei titoli tech USA, che hanno beneficiato di enormi investimenti, ma vengono scambiati su livelli eccessivi e insostenibili. Non credo però che la bolla riguardi le large-cap tech del gruppo FAAANM (Facebook, Apple, Alphabet, Amazon, Netflix e Microsoft), bensì un gruppo di “secondo livello”, i cui titoli mostrano valutazioni elevate e le cui proiezioni sugli utili sono troppo ambiziose.

  1. La sostenibilità sarà sempre più importante

In quanto investitori dovremmo affrontare questioni importanti come la gestione degli stakeholder e la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio.

Secondo i dati del World Economic Forum, le persone stanno diventando sempre più consapevoli dei rischi ESG. Negli ultimi 14 anni (dalla crisi finanziaria in poi), i primi cinque rischi di lungo termine sono passati da essere economici a essere quasi esclusivamente ambienta.

È quindi molto chiaro che le persone stanno optando sempre più per un approccio più sostenibile, anche negli investimenti. Le sfide che dovremo affrontare saranno enormi e avranno implicazioni profonde su come allocheremo il capitale negli anni a venire.

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