Il costo del cambiamento climatico spinge aziende e istituzioni ad attivarsi

La riduzione delle emissioni nell’economia globale è stato un tema centrale al G7 del 2015. Le società sembrano annunciare Agende Verdi ogni giorno. Nel mondo degli investimenti, i green bond, pensati per finanziare progetti che comportano vantaggi ambientali, sono notevolmente in crescita, così come la popolarità di investimenti ambientali, sociali e di governance (ESG).
John Hailer, President, CEO – The Americas & Asia Natixis Global Asset Management
Sebbene le minacce del cambiamento climatico – l’aumento del livello del mare, la maggior violenza delle tempeste, condizioni meteorologiche estreme, il mutamento paesaggistico e l’impatto negativo sull’economia – possano essere avvertite in modo più diretto a livello locale, le ripercussioni potrebbero avere ampie implicazioni a livello mondiale. Le sfide e le opportunità legate ai cambiamenti climatici sono particolarmente importanti per le aziende. Secondo una relazione del 2013 del Center for Climate and Energy Solutions, il 90% delle società nello Standard and Poor’s Global 100 Index percepisce le condizioni meteorologiche estreme e i cambiamenti climatici come rischi1. Il cambiamento climatico obbliga le imprese – indipendentemente dal loro settore di appartenenza – a confrontarsi con un ambiente le cui caratteristiche principali sono una maggiore incertezza e maggior rischio.
I rischi finanziari si ampliano a comprendere dalla salute e sicurezza ai maggiori costi associati con l’energia, danni a beni e problematiche nelle catene di approvvigionamento. Tuttavia, le aziende hanno anche l’opportunità unica di assumere una posizione leader nell’affrontare le minacce legate ai cambiamenti climatici. Ciò significa prevedere una pianificazione efficace in grado di gestire l’incertezza associata al cambiamento climatico, formulando al contempo politiche innovative in tema di responsabilità sociale e ambientale, efficienza energetica ed energie alternative. Natixis ha adottato una politica integrata in tema di responsabilità sociale d’impresa che prevede iniziative tese a ridurre le emissioni di anidride carbonica.
E questo a partire dai nostri uffici: stiamo trasferendo la nostra sede statunitense presso una nuova location destinata ad essere l’immobile più sostenibile di Boston. La nuova sede comprende numerose caratteristiche uniche, oltre a prevedere il consumo di minor energia e acqua rispetto ad un centro direzionale medio negli Stati Uniti. Per fortuna, sempre più aziende utilizzano energia sostenibile, laddove possibile, sposando anche politiche che promuovono l’energia pulita. Inoltre, nella valutazione del rendimento a lungo termine dei propri portafogli, gli investitori tendono a prestare sempre più attenzione ai mutamenti climatici. Natixis è stata una delle realtà finanziarie ad aver sottoscritto gli Equator Principles nel 2010, riconoscendo l’importanza del rischio ambientale e sociale nell’ambito di nuovi progetti ed adottando una metodologia comprovata per la gestione dell’impatto ambientale.
Sebbene gli investimenti globali nel settore delle energie rinnovabili siano ancora relativamente contenuti, sono comunque aumentati del 17% nel 2014 raggiungendo i 270,2 miliardi di dollari – il primo aumento in tre anni, secondo la relazione Global Trends in Renewable Energy Investment 20152 . In futuro, è probabile che vedremo aumentare gli investimenti in energie rinnovabili, unitamente alla maggiore integrazione del rischio del cambiamento climatico nelle strategie di investimento.
Philippe Zaouati, Chief Executive Officer Mirova
I cambiamenti climatici preoccupano sempre più le imprese e questo per diversi motivi: (1) una maggiore consapevolezza a livello mondiale (nessuno mette più in dubbio i risultati scientifici) e 2) impatto visibile di tali cambiamenti nei paesi sviluppati e in via di sviluppo. Ad esempio, la California è appena entrata nel quarto anno di un periodo di siccità da record, mentre la drammatica inondazione del 2011 in Thailandia ha avuto ripercussioni importanti nell’industria dei semiconduttori.
Pertanto, la capacità di comprendere l’impatto dei cambiamenti climatici in ambito economico-finanziario, non solo in termini di rischio (incidenza di eventi estremi, impatto delle normative sulle questioni ambientali, prezzo del carbone, ecc.), ma anche in termini di opportunità (innovazione, nuovi comportamenti dei consumatori), è essenziale per valutare il potenziale di crescita a medio e lungo termine di un’impresa.
Ciò è particolarmente evidente nel settore dell’energia, cui si deve circa il 75% delle emissioni di gas a effetto serra, che sia per servizi pubblici o per industrie ad elevato consumo energetico. Le aziende che operano in tali settori devono fare economia di energia, diventare maggiormente efficienti e fare massiccio ricorso alle energie rinnovabili. Realtà come Google o Apple, ad esempio, stanno già operando in tal senso per i loro centri dati. Tali sforzi richiedono notevoli investimenti. Il Panel internazionale di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) stima che occorrono 147 miliardi di dollari all’anno di investimenti ulteriori in energie rinnovabili. Analogamente, occorrono 336 miliardi di dollari all’anno fino al 2035 per ottenere l’efficienza energetica. Occorre anche innovare in termini di finanziamento.
L’accelerazione cui abbiamo assistito nello sviluppo del mercato dei green bond offre un esempio interessante del modo in cui i mercati finanziari possono reindirizzare gli investimenti verso società e progetti che contribuiscono alla transizione energetica. Secondo una ricerca di Mirova, a metà del 2015 le emissioni totali di green bond erano superiori ai 50 miliardi di dollari, contro i 10 miliardi di dollari di due anni fa. E con l’accelerazione dei tassi di emissione, si può dire che poche altre asset class stanno mostrando lo stesso livello di crescita.
Infine, il problema del cambiamento climatico obbliga gli investitori a rivedere la propria asset allocation, non solo pensando a “decarbonizzare” i propri portafogli, ma anche esaminando attentamente quegli asset che contribuiscono a creare un contesto a basso tasso di emissione di carbonio – in altre parole, puntando con consapevolezza sul futuro, non sul vecchio mondo.
Philippe Waechter, Chief Economist Natixis Asset Management
Le dinamiche climatiche sono in drastica evoluzione da diversi anni. Ciò può ovviamente avere un impatto sullo slancio del prodotto interno lordo (PIL) globale. Purtroppo, secondo il nuovo rapporto dell’Amministrazione Nazionale Oceanica ed Atmosferica statunitense (NOAA), il 2014 ha battuto ogni record negativo a livello climatico: caldo record, livello record del mare, più giorni caldi e meno notti fredde, cicloni in aumento e rapido scioglimento dei ghiacciai3 .
Il rapporto rileva inoltre che il primo semestre del 2015 è stato il semestre più caldo mai registrato. Sempre più studi tentano di decifrare l’impatto dei cambiamenti climatici sull’attività economica. Molti di questi suggeriscono che le temperature elevate abbiano un impatto negativo sulla produttività del lavoro. Tale fattore è stato osservato in diversi tipi di attività: dalle attività di servizi (ad esempio i call center) all’agricoltura e al settore manifatturiero. Si può dire che in caso di temperature al di sopra dei 25°C (77° F), un maggior grado marginale ha un impatto negativo del 2% sul valore aggiunto industriale. Ciò è solitamente più significativo nei paesi in via di sviluppo che nei paesi sviluppati grazie ad una maggiore capacità di abbassamento delle temperature in questi ultimi paesi e alla maggiore importanza dell’irrigazione.
Temperature estreme possono avere un impatto immediato sul livello del reddito pro capite ma anche sulla tendenza di crescita a lungo termine di tale reddito pro capite. Vista la tendenza in aumento delle temperature, l’impatto sul PIL diventerà più significativo a lungo termine. L’incidenza delle precipitazioni è meno chiara, fatta eccezione per l’Africa subsahariana dove le maggiori precipitazioni hanno avuto un impatto positivo sulla crescita del reddito. Tempeste e cicloni sembrano anch’essi avere un effetto persistente sul PIL pro capite poiché riducono il tasso di crescita tendenziale.
Se, come suggerito nell’ultimo rapporto NOAA, gli ultimi eventi climatici non sono solo un evento “spot” ma, piuttosto, una tendenza, si presentano dei rischi concreti per l’attività economica. Dobbiamo quindi considerare che l’economia globale potrebbe subire una dinamica di crescita più lenta. Non sono così certo che le nuove tecnologie siano viste come sufficienti per superare l’impatto del cambiamento climatico.
Ecco perché prevedo che sarà necessario raggiungere un accordi a livello internazionale a dicembre, alla COP 21 – Conferenza sul clima delle Nazioni Unite a Parigi – al fine di mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C. In occasione dell’incontro del 2009 a Copenaghen, non vi era sufficiente consapevolezza del problema della decarbonizzazione ed abbiamo assistito allo scontro tra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo. I primi volevano un accordo globale mentre i paesi in via di sviluppo vedevano tale accordo come un ostacolo alla propria espansione economica.
Da allora, abbiamo assistito a notevoli sforzi in molti paesi per limitare l’impatto del cambiamento climatico. Pertanto, credo la conferenza di dicembre si concluderà con qualche tipo di accordo. La definizione di un quadro chiaro con obiettivi definitivi rappresenterebbe un grande successo, ma è probabile che la conferenza terminerà piuttosto con un quadro di riferimento per ulteriori discussioni.

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