Lehman Brothers ha da poco pubblicato uno studio tanto interessante quanto preoccupante sullo stato di salute dei paesi emergenti.
La metodologia utilizzata fa riferimento a 10 indicatori che nelle passate crisi sono state considerate le spie dell’imminente deterioramento della situazione. Attraverso un procedimento di rating gli analisti di Lehman hanno così dato vita a Damocle. Mai nome fu più azzeccato per uno strumento di individuazione precoce di possibili crisi.
Ciò che emerge dall’ultimo outlook pubblicato è che la situazione internazionale è in deciso peggioramento: su 30 paesi analizzati solo 2 hanno migliorato la loro situazione e di questi due uno, l’Islanda, ha il 50% delle possibilità di incorrere in una crisi nel prossimo anno.
(Figura 2)
Le radici in cui affonda questo peggioramento generalizzato sono da ritrovare nella speculazione che stanno avvenendo sulle materie prime.
La prima conseguenza di questo fenomeno è una diminuzione della crescita: a sua volta ciò porta alla diminuzione dei consumi, ad un aumento dei prezzi, al peggioramento delle entrate fiscali degli stati che hanno la necessità di aumentare in maniera decisa i tassi di interesse. Il circolo virtuoso legato alla crescita degli scorsi anni sembra essersi fermato o addirittura invertito.
Nonostante queste prospettive, la crisi sembra non dover coinvolgere tutti i paesi in maniera sistemica. Per alcune regioni, infatti, si parte da situazioni che negli ultimi anni erano migliorate in maniera impressionante. Ciò che preoccupa, tuttavia, è che i paesi che stanno raggiungendo un punteggio sintomatico di alto rischio sono sempre di più e sempre di maggiori dimensioni
(Figura 4)
La commistione tra economia, finanza, politica e situazione sociale rende il quadro particolarmente complesso e difficile da analizzare, nonostante ciò Damocle può rappresentare un ottimo appiglio oggettivo sulla quale basare le proprie analisi