AcomeA Sgr: cresce l’Esg nelle pmi

È un passaggio culturale da compiere e il cammino è ancora lungo. Ma qualcosa si muove. Se oltre la metà delle imprese quotate sull’Aim, infatti, non è focalizzata verso la sostenibilità e non rilascia un’informativa Esg, il trend è migliore rispetto al 2020. Su 149 aziende quotate sull’Aim, sono passate da 45 a 70 le società che pubblicano informazioni esg qualitative e che presentano un orientamento alla sostenibilità. I dati emergono dal secondo rapporto sulla rendicontazione esg da parte delle pmi italiane quotate al mercato Aim di Borsa Italiana condotto da AcomeA sgr e Sustainable Value Investors, prima realtà italiana a firmare i PRI (Principi per l’Investimento Responsabile) nella categoria service provider. Il rapporto è stato illustrato oggi alla comunità finanziaria nel corso di un tavolo virtuale sull’impatto delle variabili esg sui profitti e sul valore delle imprese e ha analizzato 149 aziende quotate su Aim al 20 aprile 2021.

Dal report emerge che solo 3 imprese su 70 adottano standard di rendicontazione non finanziari ai sensi della direttiva UE 95/2014 e che sono ben 79 su 149 le società che non pubblicano alcun tipo di rendicontazione, in netta diminuzione rispetto al 2020 (84 su 129). Intanto, però, il 30% dei fondi del Next Generation Eur è legato a iniziative green. Quindi? Secondo la ricerca sono gli investitori i migliori ambasciatori di questi temi dato che ritengono le questioni etiche irrinunciabili. E il mondo dell’industria finanziaria si sta adeguando: basti sapere che anche gli Etf Esg sono triplicati nel giro di un anno. Il dialogo tra le aziende e gli investitori, quindi, favorisce l’orientamento delle pmi alla sostenibilità e contribuisce a valorizzarne il potenziale strategico.

I dettagli della ricerca. Nella ricerca presentata dalla curatrice Daniela Carosio, senior partner di SVI, alla presenza di Matteo Serio, managing partner di AcomeA SGR, Marco Ruspi (nella foto a destra) , head of Esg di AcomeA sgr, Luca Tavano, head of product development mid&small cap-primary markets di Borsa Italiana, Francesco Mele, CFO & head of central functions di Illimity, Fabio Ortolani, vice presidente del fondo pensione Eurofer, ribadisce che, anche se in termini di divulgazione della sostenibilità le società Aim sono ancora allo stato embrionale, il dialogo con gli investitori è centrale per migliorare l’orientamento alla sostenibilità e il livello di rendicontazione qualitativo e quantitativo delle informazioni non finanziarie, liberando di fatto un potenziale di sviluppo delle pmi. Il top management di cinque società quotate all’Aim (Energica Motor Company, Gruppo FOS, Vantea SMART, Reti, CONVERGENZE) ha spiegato le strategie di impatto sostenibile e quali i risultati ottenuti in termini di crescita, vantaggi competitivi e branding.

Orientamenti diversi da parte delle aziende. Le aziende presentano orientamenti diversi al tema: quello alle pubbliche relazioni, caratterizzato da vaghe dichiarazioni o impegno verso la sostenibilità, è fatto più che altro come forma di auto-branding. L’orientamento alla beneficenza (dove le attività di charity non sono correlate al core business) spesso tende a presentarsi insieme all’orientamento pr. L’orientamento alla gestione del rischio esg è tipico di imprese che divulgano e misurano le informazioni non finanziarie. Infine, l’orientamento strategico più avanzato integra sempre obiettivi di sostenibilità all’interno del business.

I più evoluti sul tema Esg. Le imprese Aim del settore della moda, dell’health care e dell’energy evidenziano un orientamento alla sostenibilità più avanzato. I settori meno orientati sono quelli di finanza e media. Il settore energy & utility, pur avendo un elevato potenziale per la sostenibilità intrinseca del proprio modello di business, evidenzia comunque ampi margini di miglioramento.

Bilanci qualitativi e non quantitativi. Il 47% delle aziende dell’Aim che rilasciano informativa Esg pubblicano per lo più un bilancio di sostenibilità di tipo qualitativo. Solo il 31% rilascia dati Esg quantitativi, il 29% riporta una matrice di materialità rispetto ai propri stakeholder e il 27% rendiconta secondo gli standard della Global Reporting Initiative. Infine, come accennato sopra, solo 3 società su 70 pubblicano una Rendicontazione Non Finanziaria ex Decreto Legislativo n. 254/2016 che recepisce la direttiva UE n.95/2014 sulla rendicontazione sociale, ambientale e di governance per le imprese oltre una certa dimensione e di interesse pubblico. L’indagine sulle cause della scarsa propensione alla rendicontazione delle pmi rivela che l’orientamento alla sostenibilità non dipende tanto da fattori strutturali, come la quantità di risorse finanziarie, energie e tempo, quanto da una diversa esposizione al controllo da parte di terzi, per esempio gli investitori istituzionali. Marco Ruspi, responsabile Esg di AcomeA sgr ha commentato: «attraverso un costante ingaggio con imprenditori e manager delle società in cui investe il fondo AcomeA PMItalia Esg, per noi è fondamentale supportare le pmi italiane nel miglioramento dei criteri di impatto sostenibile, per migliorare così la visibilità di queste aziende nei confronti del mercato finanziario. Come emerso dalla ricerca presentata insieme al nostro partner SVI, il potenziale strategico delle aziende dell’Aim è enorme e ancora inespresso, considerando che solo la metà di queste ha già adottato delle strategie responsabili. Questo percorso è oggi ineluttabile, un’opportunità per investitori e aziende che non può più essere ignorata».

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!

Tag: