Commodity: è la Svizzera la capitale mondiale del commercio

Benchè come noto priva di accesso al mare, la Svizzera è diventata la piazza di scambio di commodity più importante al mondo, per numero di aziende e di servizi attivi in quest’ambito. In base a quanto riportato dal sito della Rsi, circa un terzo delle transazioni globali sulle materie prime avviene nella Confederazione elvetica.

Storicamente, dopo la crisi di Suez, nel 1956, l’Egitto espulse i commercianti ebrei di cotone da Alessandria, dopo avere confiscato anche le loro proprietà. Molti di loro si trasferirono a Ginevra e Losanna e ripresero da lì il commercio. Ma ci sono altri fattori che, in tempi più moderni, hanno attratto in Svizzera molti trader: stabilità politica, presenza di un forte settore bancario che concede crediti ai commercianti di materie prime in funzione del valore della transazione, non in funzione del bilancio della società. Inoltre, manodopera qualificata ed eccellenti condizioni fiscali hanno favorito lo sviluppo di questo settore. Le aziende si sono istallate soprattutto tra Ginevra e Losanna, nel Canton Zugo e in Ticino. Con la globalizzazione, alla fine della guerra fredda, il settore ha vissuto uno sviluppo straordinario, in Svizzera.

Le cifre del settore

 I numeri parlano chiaro: dai 2mld di franchi di utili nel 2000 si è passati a 25mld di franchi nel 2017. Ma non sono disponibili cifre economiche ufficiali del settore. Ad eccezione di Glencore, che essendo quotata in Borsa (a luondra) ha l’obbligo di pubblicare le sue cifre finanziarie, le altre aziende sono private e non hanno l’obbligo di pubblicarle. Ma stando al Financial Times, molte aziende di trading hanno ormai più capitali di tante banche. Le cifre sui posti di lavoro in Svizzera dell’industria delle materie prime sono invece state verificate e pubblicate per la prima volta quest’anno dall’Ufficio di Statistica. Un notevole progresso nella conoscenza di questo settore che assicura il 3,8% del PIL elvetico. Sono dunque 9800 gli impieghi di questo settore.

L’andamento delle materie prime

Secondo Standard and Poor`s tra aprile e dicembre del 2020 il prezzo del petrolio (pur partendo da un livello molto basso) è salito di quasi il 300% con ulteriori rincari previsti per quest’anno, mentre il gas naturale liquefatto è aumentato di oltre il 720%. Balzi dovuti alle conseguenze del Covid ma non solo, stando agli esperti pesano anche fattori quali la forte espansione delle economie asiatiche, la debolezza del dollaro e la politica delle banche centrali.

A preoccupare sono però anche i rincari nel settore agricolo, soprattutto per quanto riguarda cereali e olio vegetale, rialzi che minacciano milioni di persone già vulnerabili a causa dell’insicurezza alimentare, della malnutrizione e degli effetti dei conflitti.  FAO e programma alimentare mondiale stanno monitorando la situazione e si preparano a intervenire in 45 paesi a rischio di emergenza alimentare.

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