Mercati, attenzione al possibile ritorno dell’alta volatilità

Oggi i mercati si trovano a uno snodo cruciale: il grande dibattito sui mercati (e non solo) si concentra sull’inflazione, ma siamo di fronte a fiammate temporanee generate da condizioni eccezionali o all’inizio di un ciclo inflattivo che non si vedeva da almeno 30 anni?”. Marco Mencini, Senior Portfolio Manager di Plenisfer SGR prova di seguito a dare una risposta a questa domanda.

Quel che è certo è che le spinte inflattive sono sempre più evidenti, trainate dal rialzo dei prezzi, a partire dalle materie prime, a loro volta trascinate da diversi fattori, tra cui la ridefinizione delle catene di approvvigionamento che vedono oggi i costi del trasporto merci in crescita del 40% dal 2019, con picchi fino al 60%. Un aumento dettato dal fatto che il mondo, prima della pandemia, non aveva un “piano B per il disaster recovery” reso invece necessario dai cambiamenti avviati dall’amministrazione Trump, per contrastare il dominio produttivo e commerciale cinese, da anni di mancati investimenti sulle filiere, e dall’esplosione dell’ecommerce che rende necessarie catene di approvvigionamento più capillari. Quel che è certo è che le aziende trasferiranno, chi più chi meno, il rialzo dei costi sui prezzi.

Intanto le Banche centrali cercano di rassicurare i mercati mentre iniziano a ragionare, nonostante sostengano sia “molto prematuro”, sull’exit strategy (il “tapering”) dalle politiche espansive.

È evidente che affrontiamo una fase complicata e difficile da decifrare, destinata a durare diversi mesi.

Il grande timore è che l’inflazione sfugga di mano e sappiamo che, come il genio che esce dalla lampada, una volta libera di correre, è molto difficile rimetterla nella bottiglia. E oggi mercati temono che si ripeta quanto accaduto con Greenspan nel 94, ovvero che la reazione delle banche centrali arrivi quando è troppo tardi.

È questo dubbio e l’incertezza sull’evoluzione dei prossimi mesi che tiene il mercato, e gli operatori, sul filo del rasoio. E in un mercato come quello di oggi, caratterizzato da valutazioni elevate, l’incertezza genera grande nervosismo tra gli operatori e quindi, elevata volatilità.

Osserviamo da metà marzo brusche variazioni al ribasso compensate dalla strategia del “Buy on Deep”, trainata dall’eccesso di liquidità e dalla necessità di cercare rendimento.

Ci aspettiamo quindi che nei prossimi mesi la volatilità resterà elevata e assisteremo a violente correzioni, al rialzo e al ribasso, con modelli di volatilità del passato non più replicabili. Siamo usciti da quel paradigma di volatilità di circa 10 punti percentuali che ha resistito fino alla fase pre-pandemica. Con un aggravante, ovvero il modo in cui il mercato oggi si comporta, mettendo i fondamentali in secondo piano rispetto all’esigenza di investire la liquidità in eccesso.

Pensiamo che arriverà il momento in cui si troverà un nuovo equilibrio che, auspicabilmente, passerà da una fase di progressiva normalizzazione. Ma il mercato cammina sul filo del rasoio con rischi di correzione significativi e violenti su tutte le asset class alla luce dei premi al rischio estremamente bassi.

Per affrontare i prossimi mesi, sarà quindi essenziale una gestione veramente attiva, attenta ai ritorni assoluti, e un approccio difensivo che guardi, per esempio, a settori quali l’energy e le telecom.

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