Mercati, sui metalli industriali il driver è la svolta green

Festa di algoritmi sui industriali non ferrosi in Borsa, che hanno riportato la loro prima schiacciante vittoria conquistando la chiusura telematica dei prezzi a discapito del ring alle grida. Specie quando si osserva il rame, che oscillato tra un minimo in area 9800 dollari per tonnellata e un massimo in zona 10.000.

E la Cina non sembra più (almeno per il momento) rappresentare la chiave di volta nelle quotazioni del metallo rosso (malgrado ne consumi oltre il 50% su base mondiale ed il suo appetito abbia mostrato un visibile raffreddamente in queste ultime settimane) con gli analisti che ora puntano a un incremento di domanda più generalizzato e trainato dalla svolta ecologista su base globale, che dovrebbe incrementare la domanda di metallo di circa il 40% nei prossimi due decenni in un contesto in cui le svolte socialiste nei maggiori paesi produttori (Cile e Perù) mettono seriamente in predicato i futuri investimenti in estrazione.

Infine un doveroso cenno all’alluminio che rimane tonico e costantemente a ridosso dei 2.500 dollari per tonnellata non lesinando anche fenomeni di backwardation sulle scadenze brevi malgrado oltre 1,6 milioni di tonnellate di metallo siedano comodamente nei magazzini dell’Lme. E neanche i ricorrenti rumours su un rilascio di scorte strategiche da parte della Cina per 800-900.000 tonnellate sembrano scalfire la forza del metallo leggero (evidente anche nell’elevato livello dei premi), almeno per il momento…

A cura di Michael Palatiello, ad e strategist di Wings Parnets Sim

 

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