Mercati, Fed più aggressiva delle stime: vola il dollaro non i tassi

La Fed ha adottato una svolta “hawkish”. Non in assoluto, magari, visto che la politica monetaria resta eccezionalmente espansiva. Ma in relativo rispetto alle attese, di sicuro”. Ad affermarolo è Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia Capital Partners Sgr, che di seguito spiega come è stato perseguito quest’insolito “outcome”.

L’effetto principale lo ha ottenuto la Dot plot, aggregato delle previsioni sui tassi dei membri. A marzo la mediana delle previsioni indicava zero rialzi fino al 2023. S’era detto che un risvolto hawkish poteva essere il passaggio a un rialzo da 25 bps entro il 2023. Invece si è passati a 2. Inoltre 8 membri su 18  hanno indicato 3 o più rialzi, e 7 membri hanno indicato un rialzo nel 2022.

Le  previsioni di inflazione per l’anno in corso sono state elevate in maniera significativa. Il PCE core 2022 è passato da 2.2% al 3%, un punto sopra il target.

Nella conference, Powell non ha fatto nulla per temperare il messaggio, anzi. Ha dichiarato che effettivamente si è “discusso sull’opportunità di parlare di una riduzione degli acquisti”. Sebbene il “progresso sostanziale” necessario per annunciare una riduzione degli acquisti sia ancora lontano, il miglioramento prosegue e verrà valutato meeting per meeting. Ha poi dichiarato che l’inflazione potrebbe mostrarsi più persistente delle attese per le difficoltà del sistema da adattarsi a violenti aumenti della domanda. Infine ha dichiarato che le previsioni dei membri sui tassi mostrano che le condizioni economiche per rialzi dei tassi si realizzeranno prima di quanto ritenuto in passato.

In generale, l’impressione è che il  cambio di marcia sia sostanziale: il  FOMC non è più  adamantino  che l’impennata dell’inflazione sia temporanea, e riconosce che è  giunto il momento di parlare di possibile  ritiro (molto graduale) dello stimolo.

Con grande tempismo la Bcea ha poi colto al  volo l’assist di Powell: il capo economista della banca Centrale Lane ha dichiarato che è prematuro parlare di tapering bell’Eurozona. La situazione è diversa da quella USA, il mercato  del  lavoro  ci metterà  tempo a recuperare, e il  meeting di Settembre per la Bce sarà  importante ma non c’è alcun appuntamento specifico. In altre parole,  Lane ha inteso eliminare qualunque ipotesi di un coordinamento o una sequenzialità delle azioni delle due banche centrali.

La reazione dei mercati finanziari

La reazione dei mercati ieri è stata coerente. L’azionario ha scartato,  ma alla  fine il calo è modesto, con l’S&P 500 che ha chiuso -0.54%.  Nulla di terribile  a  fronte del balzo di 8 bps del rendimento del 10 anni treasury, e dei 19 bps sul cinque anni. E il Nasdaq 100, considerato vulnerabile ai tassi? Ha  ceduto  solo lo 0.34% a dimostrazione di un quadro tecnico molto migliorato. A trarre enorme supporto dal risveglio della  FED,  il Dollaro, che ha recuperato su tutti i cross. Male  le commodities, e soprattutto l’oro la cui forza  di recente è strettamente legata al permanere dello stimolo monetario.

La curva dei tassi sembra quasi prezzare una Fed troppo aggressiva,  con un calo dei tassi a lunga e delle attese di inflazione. Un po’ esagerato,  considerando che non si è ancora mossa, e non sapremo quando lo farà. Di coerente con la mossa di ieri è  rimasta la  forza del  dollaro (anche se lo Yen giapponese va in totale controtendenza,  e la  pesantezza di commodities e preziosi, mentre l’azionario sta ancora consolidando, ma con una sorprendente outperformance del Nasdaq.

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