Investimenti: i timori di un aumento dei tassi rallenta l’entusiasmo

Le letture flash del PMI di maggio, migliori del previsto, hanno confermato che la ripresa economica europea è ben avviata e, con il continuo e rapido miglioramento sul fronte del virus, ci aspettiamo ora ulteriori sorprese positive nel corso dell’estate. Nel frattempo, la crescita USA sta raggiungendo il picco, come illustrato dalla perdita di momentum nei report economici dopo una performance straordinaria durante la prima metà dell’anno, mentre la crescita cinese si sta stabilizzando ai suoi livelli pre-pandemici. Il motore della ripresa globale si sta, quindi, spostando dagli Stati Uniti all’Europa. Ecco di seguito di fronte a questo scenario la view e l’outlook di Decalia.

Nonostante le recenti preoccupazioni per un ritorno indesiderato dell’inflazione, soprattutto negli Stati Uniti, manteniamo una view a medio termine relativamente serena rispetto a questo rischio, dato che gran parte dell’impennata dei prezzi riflette fattori temporanei. Quindi, anche se non possiamo escludere ulteriori pressioni al rialzo sull’Indice dei Prezzi al Consumo (IPC) core nei prossimi mesi, sulla base di alcuni problemi logistici dovuti alla natura straordinaria di questo ciclo economico, ci aspettiamo che svaniscano con la normalizzazione della situazione sanitaria generale e del contesto economico verso il 2022, con un’inflazione core media di circa il 2% il prossimo anno.

Dal punto di vista del mercato, riconosciamo che ci aspetta una fase meno semplice – più accidentata. Dopo il forte movimento dei mercati azionari da inizio anno e date le valutazioni storicamente elevate per la maggior parte delle asset class, il supporto macro potrebbe effettivamente essere messo in discussione, soprattutto se gli investitori non considerassero il recente aumento dell’inflazione come transitorio (il che implica un aumento dei tassi) o se i dati USA continuassero a deludere (come nel caso del rapporto sull’occupazione del mese scorso). Ma queste recenti preoccupazioni sono servite almeno a ridurre il compiacimento degli investitori, riportando sulla terra le valutazioni eccessive in alcune parti relativamente ben identificate dei mercati – in previsione di una potenziale ripresa della gravità dei tassi.

Di conseguenza, manteniamo un posizionamento pro-rischio nella nostra asset allocation. In particolare, continuiamo a preferire le azioni (leggero sovrappeso) e gli asset reali rispetto alle obbligazioni (sottopeso). Nel corso degli ultimi mesi, abbiamo rimescolato la nostra allocazione azionaria, aggiungendo asset satellite selettivi al fine di ricalibrare i bias di settore/stile verso un posizionamento più ciclico, in modo che i portafogli siano in grado di sopportare meglio ulteriori rotazioni di mercato tipiche di un ambiente reflazionistico. Su base relativa, l’aumento dei rendimenti obbligazionari e le aspettative di inflazione più elevate tendono a sostenere i segmenti value. Tuttavia, la nostra preferenza strutturale a lungo termine continua ad essere orientata ai mercati growth diversificati di qualità superiore più resilienti, come gli Stati Uniti, la Cina e la Svizzera.

Nel reddito fisso, manteniamo una target duration contenuta, insieme ad un sovrappeso relativo del credito. Raccomandiamo ancora una strategia barbell sui tassi, abbinando posizioni corte con alcune lunghe. In particolare sulla curva USA più ripida, che offre un valore relativo (roll-down) rispetto alla maggior parte delle altre curve dei mercati sviluppati, anche dopo aver coperto i rischi valutari. Nel credito, continuiamo a privilegiare gli investimenti gestiti attivamente nel segmento high yield (compresi il debito subordinato e gli ibridi) ed il debito dei mercati emergenti in valuta forte, con una selettività più che mai cruciale data la tensione complessiva degli spread.

Altrove, continuiamo a sottopesare l’oro in quanto potrebbe soffrire di un aumento dei tassi reali statunitensi (o le aspettative di inflazione si raffreddano o la Fed inizierà il tapering ad un certo punto). E manteniamo un approccio prudente a breve termine sul dollaro: l’attrattiva relativa in termini di tassi e di crescita è destinata a svanire con la ripresa europea, mentre il deficit gemello degli Stati Uniti rimarrà probabilmente un peso strutturale.

La crescita raggiunge il picco negli USA, si stabilizza in Cina e recupera in Europa


L’inflazione USA si muove verso l’alto: secondo noi una traiettoria transitoria

Asset allocation

  • Allocation – Ancora in modalità reflazione, preferiamo gli attivi reali alle obbligazioni
  • Azioni – Invariata la posizione costruttiva di leggero sovrappeso
  • Valute – Il USD può ancora indebolirsi data la minor attrattiva del tasso reale e della crescita

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!

Tag: