Investimenti: il risk off sembra ormai dietro l’angolo

L’avversione al rischio torna a fare copolino. Le ragioni sono molteplici, avverte Michael Palatiello, ad e strategist di Wings Partners Sim: “l’imminente pubblicazione delle minute della Fed, relative alla riunione di giugno (che dovrebbero evidenziare la crescente svolta restrittiva in seno alla Banca Centrale americana), un Ism relativo al settore servizi in Usa a giugno inferiore alle attese, la crescente stretta cinese sul proprio settore tecnologico (specie se le aziende in questione “osano” quotarsi sui mercati americani), con l’Hang Seng Tech Index in flessione del 31% rispetti ai massimi di febbraio (e i grossi nomi del tech cinesi che hanno bruciato oltre 823 mld di dollari di capitalizzazione dai top di febbraio), il rischio di una guerra dei prezzi in seno all’OPEC, in un momento in cui c’è estrema attenzione sul costo delle materie prime e, non ultimo, la variante Delta del Covid-19“.

In questo scenario, fa poi notare Palatiello, l’azionario americano sembra intenzionato a porre fine alla serie positiva, i Treasury Usa vedono il loro rendimento scendere ai minimi da febbraio (1,35%), il dollaro in evidente ripresa così come l’oro che dopo qualche giorno di esitazione trova finalmente la spinta necessaria a superare di balzo la resistenza posta a 1.800 dollari per oncia.

Menzione a parte ovviamente per il petrolio, dato che la frattura tra Emirato Arabi e Arabia Saudita, inizialmente interpretata come positiva per le quotazioni (in quanto lascia invariate le quote produttive ad agosto) adesso potrebbe diventare foriera di elevata volatilità nei corsi, specie se i paesi aderenti all’OPEC decidessero di procedere autonomamente nelle loro decisioni di produzione in un liberi tutti che non sarebbe certo supportivo per le quotazioni. Il WTI ieri cede circa il 2,4% in chiusura della sessione USA per stabilizzarsi in area 73,5 dollari barile questa mattina.

In questo quadro, mette infine in evidenza Palatiello, abbiamo l’insondabile mistero legato alle performances dei metalli non ferrosi, specie se guardiamo al rame artefice di una sessione che, su volumi più che significativi rispetto alle giornate passate (22.000 lotti circa contro i 12.000 della sessione precedente), è stata decisamente a due velocità, con un picco mattiniero al di sopra dei 9.600$ ed un subitaneo arretramento nel pomeriggio, di pari passo a gran parte delle materie prime, che trascina i corsi al di sotto dei 9.300$ in chisura. Nervosismo sul mercato probabilmente enfatizzato dalla dichiarazione opzioni odierna per il mese di luglio, dove certamente la discriminante sarà rappresentata dalle opzioni call “deep in the money” ereditate dalla fuoriosa salita delle quotazioni dei mesi passati; resta da vedere come i detentori di opzioni gestiranno le loro posizioni in acquisto generate dalla dichiarazione opzioni alla luce del non indifferente nervisismo che aleggia intorno al metallo rosso da qualche settimana a questa parte, e non escluderei che la forte accelerazione al ribasso di ieri insieme al picco nei volumi sia in parte ascrivibile alla volontà di molti di “blindare” il risultato della dichiarazione opzioni in anticipo.

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