Asset allocation, obbligazioni: privilegiare Treasury e bond cinesi in valuta locale

La crescita dell’economia globale prosegue a ritmo sostenuto. Gran parte di questa crescita deriva dai Paesi sviluppati, favoriti dal rapido aumento delle vaccinazioni e dalla sospensione delle misure di lockdown.

“Tuttavia, lo slancio economico sta iniziando ad affievolirsi, con le banche centrali che si preparano a ridurre gli stimoli monetari in risposta alle crescenti pressioni sui prezzi, una combinazione poco favorevole di crescita e inflazione, condizioni di liquidità più rigide e valutazioni elevate per le classi di attività più rischiose ci portano a confermare la nostra posizione neutrale sulle azioni”. L’avvertimento assiva dalla Strategy Unit di Pictet AM, che di seguito illustra in funzione di questa situazione la propria asset allocation.

All’interno dell’universo azionario, sottopesiamo i settori sensibili all’economia, compresi i titoli del settore dei consumi voluttuari, mentre nel reddito fisso sottopesiamo le obbligazioni più rischiose, come il debito high yield statunitense. Allo stesso tempo manteniamo posizioni di sovrappeso su attività difensive come i Treasury USA e le obbligazioni cinesi in valuta locale.

In un mondo di rendimenti bassissimi (e spesso negativi) scarseggiano le obbligazioni con valutazioni interessanti. Prendendo le obbligazioni con merito creditizio più basso, per la prima volta in assoluto il rendimento delle obbligazioni high yield statunitensi è inferiore all’inflazione e per la prima volta dal 2014 è inferiore anche all’earnings yield delle azioni statunitensi. Ecco perché continuiamo a sottopesare il credito high yield statunitense, attualmente la classe di attività a reddito fisso più costosa del nostro modello.  Una valutazione così elevata è particolarmente preoccupante perché, nonostante la forte crescita economica negli Stati Uniti, non ci lascia intravedere grandi possibilità di rialzo per le previsioni degli utili societari. Le previsioni di consenso I/B/E/S sulla crescita su base annua degli utili statunitensi si sono allineate alle nostre stime del 35% per il 2021, ma paiono ancora troppo ottimistiche per i prossimi due anni. Risultano troppo costose anche le obbligazioni indicizzate all’inflazione statunitensi (TIPS).  Dopo i forti flussi di investimento in obbligazioni indicizzate all’inflazione delle scorse settimane (per un totale di circa 3,3 miliardi di dollari nelle tre settimane fino al 16 giugno), diventa ora difficile giustificarne le valutazioni, soprattutto a fronte del tono meno accomodante della Fed.

In compenso, siamo più ottimisti sui Treasury USA, che appaiono interessanti rispetto ad altri titoli di Stato dei mercati sviluppati. Prevediamo un ulteriore appiattimento della curva dei titoli di Stato USA: il divario di rendimento tra i Treasury a 10 e a 2 anni è sceso di 26 punti base rispetto a tre mesi fa. Questo trend potrebbe creare opportunità di investimento interessanti. Tuttavia, secondo noi sono i titoli di Stato cinesi ad avere il potenziale maggiore. La classe di attività sta ricevendo significativi flussi investimento, destinati a crescere con il maggiore accesso al mercato consentito agli investitori esteri dalle autorità e con l’aumento della presenza del debito cinese negli indici obbligazionari globali.  È un momento particolarmente positivo per investire in questa classe di attività: i tassi reali sono elevati (1,9%, rispetto al -0,8% degli Stati Uniti) e lo slancio economico in Cina sembra aver raggiunto il picco. I sei indicatori chiave dell’attività da noi monitorati (produzione industriale, vendite al dettaglio, vendite di automobili, attività edilizia, investimenti in immobilizzazioni ed esportazioni nominali) sono ora tutti scesi rispetto a qualche mese fa. Sebbene prevediamo che la PBOC manterrà lo status quo per il momento, la sua prossima mossa sarà presumibilmente più accomodante, essendo improbabile il raggiungimento dell’obiettivo inflazionistico entro la fine dell’anno.  La Cina è anche l’unico mercato delle obbligazioni sovrane che secondo il nostro modello presenta aspetti tecnici positivi. Altrove, siamo ampiamente neutrali sulle valute principali (contro il dollaro USA). L’unica eccezione è la sterlina, che sottopesiamo dopo la recente impennata.

 

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