Ok all’accordo dell’Opec sulla produzione di petrolio. Dopo diversi tentativi falliti, i Paesi del Cartello si sono accordati per aumentare l’output che finora, oltre a essere ritenuto eccessivamente “caro”, era anche insufficiente e rischiava di compromettere la ripresa economica globale. Da agosto, nel dettaglio, la produzione giornaliera di greggio aumenterà di 400mila barili, e così ogni mese fino alla fine del 2022.
A frenare i negoziati era la richiesta degli Emirati Arabi di poter incrementare la loro quota più degli altri. Una privilegio che inizialmente era stato negato loro e che ora è invece stato esteso anche ad altri Paesi, come Russia e Arabia Saudita. L’accordo, ora almeno in teoria, dovrebbe fermare il rincaro dei carburanti, in questo periodo di vacanze e viaggi.
Dietro a tutto questo c’è la pandemia, che nei primi mesi del 2020 ha fermato il mondo e provocato il crollo della domanda di petrolio: in aprile il prezzo del greggio è addirittura sceso sotto lo zero. Un incubo per i Paesi produttori, che li ha costretti a tagliare la produzione per fare risalire i prezzi. Una strategia che ha funzionato, basti pensare che a inizio luglio un barile di petrolio Wti ha raggiunto un top di 77,50 dollari per barile. Un prezzo considerato da molti troppo alto a fronte di una produzione ancora troppo bassa, che rischia di compromettere la ripresa economica globale.
Il trend tecnico del petrolio Wti