Investimenti, obbligazioni: cosa fare se il libro delle regole viene stracciato

Le prime settimane di luglio si sono rivelate molto volatiliti per i mercati Usa. “Il libro delle regole è stato fatto a pezzi, lasciando gli investitori a rincorrere la propria coda. I dati economici in miglioramento? Chi se ne importa, hanno raggiunto il picco. L’inflazione? Probabilmente è transitoria. I tassi d’interesse in aumento? Pazienza, porteranno meno rischi d’inflazione in futuro”. Ad affermarlo è Andrew Lake, Head of Fixed Income di Mirabaud AM, che di seguito spiega nel dettaglio la sua visione.

La grande domanda ha riguardato il motivo per cui i Treasury sono andati in rally di fronte all’aumento dell’inflazione e al consolidamento della crescita. In effetti non è così importante cosa si pensi del picco di crescita o dell’inflazione transitoria – i Treasury dovrebbero andare in rally con le azioni e su quali valori dovrebbero scambiare a questo punto? I rendimenti reali sono incredibilmente importanti, e dato che ci siamo mossi in una direzione più negativa, le aspettative di inflazione sono scese significativamente.

Siamo davvero all’inizio di un nuovo ciclo o la crisi COVID è stata solo un’interruzione dell’ultimo ciclo? Capirlo è importante per cogliere le prospettive dell’economia. Sembrerebbe che la variante Delta stia segnalando un rallentamento della crescita, un ulteriore quantitative easing (o quantomeno l’assenza di tapering) e un aumento degli acquirenti di titoli di Stato.

Siamo tornati a uno scenario Goldilocks?

Quando solo pochi mesi fa il Treasury USA a 10 anni raggiungeva un rendimento dell’1,80%, si discuteva su quanto il decennale avrebbe superato la soglia del 2%. Ora invece si è tornato a discutere del momento in cui esso raggiungerà nuovamente l’1%. Il consenso del mercato riflette la convinzione per cui un rallentamento della ripresa economica, combinato con i timori sulla variante Delta, implica meno tapering. In questo quadro vi sono elementi contraddittori, ma al momento ciò non sembra avere importanza. Ci sono ovviamente implicazioni più ampie per il dollaro statunitense e gli asset di rischio – e sembra che siamo tornati allo scenario Goldilocks.

Secondo Bloomberg, i rendimenti del Treasury a 10 anni sono diminuiti per otto giorni consecutivi: qualcosa che era accaduto appena “meno di 10 volte negli ultimi due decenni”. Un calo di nove giorni non si verificava invece dal marzo 2000[1].

È interessante notare che l’unico fattore che ha fermato la pressione al ribasso sui rendimenti è stata la nuova offerta di titoli a 3 e 10 anni, lunedì 12 luglio, quando i $38 miliardi [2] riversati sul mercato sono stati sufficienti per invertire la tendenza, almeno nel brevissimo termine. Anche gli ultimi dati pubblicati sull’indice dei prezzi al consumo USA (13/7/2021) sono stati letti come transitori – va bene le auto usate, ma gli alloggi? Sembra che il mercato sia sempre più distante dalla realtà, ma con un’offerta limitata e il Tesoro che continua gli acquisti, ci sono stati forti elementi tecnici dietro questi cambiamenti. Resta da capire se ora assisteremo a un graduale ritorno a livelli più normali, anche se abbiamo visto il picco di crescita.

Dalla mia prospettiva, la soglia del 2% sul Treasury a 10 anni sembra molto lontana: ciononostante per ora manteniamo il nostro posizionamento più conservativo. A un rendimento dell’1,35% sul decennale, di fronte a un aumento dell’inflazione e a quella che si preannuncia come una stagione degli utili favorevole, continuiamo a vedere opportunità nel reddito fisso in carry.

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