Mercati, preparatevi all’ondata di volatilità (di agosto)

Arrivati alla fine del mese di luglio, si apre ora un periodo estivo storicamente volatile per i mercati finanziari. Negli ultimi dieci anni infati il comparto azionario americano ha sempre ceduto posizioni in agosto e settembre di pari passo a prese di beneficio sul resto dei listini internazionali.

L’indice MSCI World ex-USA ha accusato una flessione media dell’1,6% in agosto e 0,7% in settembre mentre le rilevazioni peggiorano se prendiamo solo i mercati asiatici (attualmente i più colpiti dalla proliferazione della variante Delta stante il basso grado di copertura vaccinale nella popolazione) in flessione media rispettivamente del 2% e 1,4% nei due mesi considerati.

All’opposto dello spettro finanziario, i comparti tradizionalmente percepiti a protezione del rischio hanno fatto bene in questo periodo, con mediamente i rendimenti dei Treasury ed il dollaro in rialzo.

L’epilogo di questo luglio difficile da interpretare sembra essere in linea con le statistiche decennali sopra riportate; i mercati asiatici questa mattina non riescono a mantenere il rimbalzo messo a segno ieri dopo un avvio di settimana più che complicato, con gli investitori che, alla luce delle soprese del week-end scorso da parte della Cina, sembrano preferire un approccio decisamente più cauto sul comparto, malgrado le recenti rassicurazioni di Pechino agli investitori internazionali. Dopo aver fatto saltare uno degli IPO più importanti dell’anno (quello del gruppo Ant) all’ultimo minuto a adducendo preoccupazioni sul fronte monopolistico, aver ridotto il grado di leva finanziaria nel settore immobiliare ed aver riformato drasticamente il settore dell’educazione online, sono in molti a chiedersi chi possa essere il prossimo target del partito comunista cinese.

Non va molto meglio in USA, malgrado le rassicurazioni di Powell mercoledì che sembrano allontanare di qualche step l’inizio della fase di tapering (elemento che ha contribuito al recente arretramento del dollaro); anche qui il livello di allarme per quella che è ormai definita la quarta ondata pandemica è in costante rialzo, mentre sul Nasdaq pesa la pessima performance nel dopo mercato di Amazon, che va a cedere oltre il 7% dopo aver mancato gli obiettivi di profitto per la prima volta dal 2008. La sorpresa negativa sul fronte del PIL americano, con un progresso del 6,5% contro l’8,5% atteso non ha certo contribuito al buon umore degli investitori.

Le commodity

I tentennamenti del comparto azionario sembrano influire poco in questa fase sulle materie prime; l’oro, complice anche l’attendismo della Fed, si appresta infatti a chiudere la migliore settimana da due mesi a questa parte, mentre il petrolio, malgrado l’arretramento di ieri legato anche qui a timori di un impatto negativo sui consumi da parte della pandemia (di pari passo alla conferma da parte dell’Opec del programma di riavvio di capacità che andrà ad aggiungere 400.000 barili al giorno ogni mese a partire da agosto fino a recuperare integralmente la capacità tagliata in risposta allo stop imposto dai lockdown generalizzati nel 2020) sembra comunque pronto ad archiviare una seconda settimana consecutiva al rialzo.

Segnali diffusi di solidità anche da parte del comparto dei metalli non ferrosi, che non sembra risentire ne delle intemperanze del comparto azionario ne delle possibili chiusure in Asia (regione che tende storicamente a rispondere alla Pandemia più con lockdowns generalizzati che con campagne vaccinali); secondo gli analisti di JP Morgan non è più il fattore Cina a guidare le performance del comparto in questa fase quanto invece la volontà degli investitori di trovare una qualche forma di protezione dalle crescenti spinte inflazionistiche (per inciso i dati sui prezzi al consumo in Germania hanno ieri superato le attese registrando l’allungo più significativo dal 2008).

A cura di Michael Palatiello, ad e strategist di Wings Partners Sim

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