Mercati, piano infrastrutturale Usa: ecco le azioni italiani su cui puntare

Il Senato americano ha approvato con 69 voti favorevoli (19 repubblicani e 50 democratici) il piano infrastrutturale da 973 mld di dollari in cinque anni, cifra che salirebbe a 1.200 mld in caso il piano venga protratto fino all’ottavo anno.

Nel dettaglio, il piano Usa prevede 400 mld di dollari di investimenti base nei trasporti e nelle infrastrutture a cui si aggiungono nuovi finanziamenti straordinari per 579 mld principalmente destinati a: 109 mld per ponti e strade, 49 mld per il trasporto pubblico, 66 mld per la rete ferroviaria, 65 mld per la rete broadband e 73 mld per la rete energetica.

Il testo passa ora per l’approvazione alla Camera dove i democratici hanno la maggioranza (seppur minima che implica che sostanzialmente tutti i democratici devono votare a favore). Tuttavia, il passaggio alla Camera non è scontato dato che i democratici hanno indicato di voler approvare il piano infrastrutturale solo quando sarà approvato il piano di investimenti sociali e contro il climate change da 3,5 trilioni di dollari a cui i repubblicani sono contrari.

A livello di tempistiche, rimane l’obiettivo di approvazione del piano entro la fine di settembre quando si chiuderà l’anno fiscale americano e terminerà l’attuale piano infrastrutturale. L’approvazione del piano da parte del Senato con il supporto dei repubblicani è una notizia positiva e un altro passo avanti importante verso l`approvazione definitiva del piano.

Secondo gli analisti di Equita i titoli più esposti al piano infrastrutturale Usa sono:

  • Nel settore building materials Buzzi Unicem che in Usa genera il 57% dell’EBITDA (2020), come principale beneficiario del piano e Cementir che realizza l’8% dell’EBITDA (2020).
  • Webuild che genera il 28% del fatturato (2020) in nord America.
  • Prysmian con circa il 40% dell’EBITDA derivante dal nord America.
  • CNH Industrial, la cui divisione construction equipment genera in nord America oltre 5% del fatturato di gruppo.
  • Interpump con circa il 30% dei ricavi in nord America.
  • Falck Renewables circa il 5% dell’ebitda.
  • Enel con circa 5% dell’ebitda.

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