Investimenti: quanto ha inciso davvero il Covid

La pandemia di Covid-19 ha avuto notevoli effetti sulla nostra vita e sull’economia globale, ma l’impatto sui mercati finanziari è meno chiaro. Ecco in quest’ottica la view di Tina Fong, strategist di Schroders.

In primo luogo, i titoli azionari sembrano aver superato le conseguenze del virus: dopo l’iniziale sell-off, l’azionario globale (basato sull’indice MSCI AC World) ha generato un rendimento del 15% nel 2020.

I mercati sono stati sicuramente supportati dagli ingenti stimoli fiscali e monetari adottati in tutto il mondo. Tuttavia, guardando più in profondità, il virus sembra aver giocato un ruolo importante nello stabilire la fortuna di alcuni settori e stili nell’universo azionario.

In secondo luogo, investire in determinati Paesi sulla base della loro gestione della pandemia e della campagna vaccinale è stato complesso. In generale sembra che i Paesi che hanno visto un rialzo nelle aspettative di crescita siano gli stessi che si sono distinti nella corsa ai vaccini.

Tuttavia, ciò non ha portato a rendimenti azionari superiori in questi mercati: la relazione tra tasso di vaccinazione e aspettative di crescita sembra aver funzionato maggiormente nei mercati valutari.

Il Covid-19 è stato rilevante per alcuni stili e settori azionari

Negli ultimi dieci anni, con l’ascesa del settore tech, i titoli growth hanno sovraperformato rispetto a quelli value. Tuttavia, la differenza tra i rendimenti di questi due ambiti è stata netta nel 2020, con l’MSCI AC World Growth Index che ha superato del 33% l’equivalente indice value.

I settori in crescita come tech e beni di consumo discrezionali hanno avuto rendimenti a due cifre. Il comparto tecnologico non solo ha beneficiato del lavoro da remoto, ma entrambi i settori sono stati anche supportati dal forte calo dei rendimenti dei titoli di Stato.

All’opposto, i settori più sensibili all’economia e orientati al valore, come quello energetico e finanziario, hanno subito perdite. In particolare, il comparto energetico ha avuto la peggiore performance annuale dalla crisi finanziaria globale.

Nonostante ciò, le prospettive per i titoli value sono migliorate a inizio 2021. L’arrivo dei vaccini, un pacchetto fiscale più ampio del previsto negli USA e il calo dei nuovi casi di Covid hanno portato a una rinascita per il value.

Tuttavia, negli ultimi mesi, nonostante il rally dell’azionario globale e la crescita degli utili nei settori value, gli investitori sono tornati a guardare al mondo growth. La variante Delta ha portato a una terza ondata anche in Paesi con un alto tasso di vaccinazioni, innescando nuove preoccupazioni per la ripresa globale.

Guardando avanti, finché il Covid impatterà sui rendimenti obbligazionari e ritarderà la riapertura dell’economia, il contesto resterà sfidante per lo stile value e i relativi settori.

L’importanza delle campagne vaccinali per l’allocazione geografica

A premiare gli investitori lo scorso anno è stata un’allocazione basata su uno specifico stile, piuttosto che la decisione di investire in un dato Paese sulla base della sua efficienza nella gestione della pandemia. Gli indici azionari molto esposti ai settori tech e growth, come USA e Corea del Sud, hanno messo a segno le performance migliori.

Pur avendo un numero di casi confermati di Covid-19 tra i più alti al mondo, gli USA con l’S&P 500 hanno sovraperformato di gran lunga rispetto al resto dei mercati sviluppati. Al contrario, i mercati più esposti ai settori value, come Europa e Australia, sono rimasti indietro, nonostante l’Australia sia tra i Paesi che hanno gestito meglio la pandemia.

Quest’anno, la distribuzione dei vaccini ha rappresentato motivo di ottimismo sui mercati: l’aspettativa del ritorno alla normalità ha spinto molti analisti a rivedere al rialzo l’outlook per la crescita globale. Sebbene siano molti i fattori considerati, abbiamo notato un maggior numero di revisioni al rialzo delle prospettive di crescita per i Paesi con una più alta percentuale di popolazione vaccinata.

Tuttavia, guardando alle performance, il successo della campagna vaccinale non ha significato necessariamente rendimenti azionari superiori. Tra i Paesi con i tassi di vaccinazione più elevata vi sono i migliori e peggiori mercati azionari per performance, mentre a contare maggiormente è stata l’esposizione a livello settoriale. L’azionario russo ad esempio ha visto un’impennata grazie alla crescita del prezzo del petrolio, nonostante gran parte della popolazione non sia vaccinata.

Sono stati invece i mercati valutari a prestare maggiore attenzione al tema delle vaccinazioni. Le valute vincenti quest’anno, come la sterlina britannica, il dollaro canadese e quello USA, sono di Paesi con elevati tassi di vaccinazione. Naturalmente anche i pacchetti fiscali e le aspettative sulla politica monetaria hanno pesato sulla forza di queste valute.

Al contrario, yen giapponese e baht thailandese hanno sottoperformato, con downgrade sulle aspettative di crescita e bassi tassi di vaccinazione.

In generale quindi il Covid-19 è stato più rilevante per alcuni mercati rispetto ad altri, come lo stile value e i relativi settori. Al tempo stesso, il successo della campagna vaccinale dei diversi Paesi ha avuto più importanza per le valute che per i mercati azionari. Vale la pena ricordare che la variante Delta e l’emergere di nuove varianti potrebbero ancora rappresentare un rischio di downside per l’economia e i mercati.

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