Asset allocation: emergenti favoriti dai programmi infrastrutturali

Nuovi interventi normativi, in parte sorprendenti, hanno portato a ulteriore incertezza e a drastici ribassi nei mercati azionari emergenti, causati principalmente dal calo delle azioni cinesi scambiate a Hong Kong e negli USA. A questo si aggiunge il fatto che gli indicatori congiunturali in Cina hanno continuato a indebolirsi. “Se però escludiamo il fattore cinese, il quadro per le azioni dei paesi emergenti sembra meno negativo, ma incide poco sulla notevole sottoperformance che, con brevi interruzioni, dura ormai da oltre dieci anni”. Ad affermarlo sono gli esperti del team CEE & Global Emerging Markets di Raiffeisen Capital Management, che di seguito spiegano la loro view nei particolari.

Tuttavia, le prospettive per il prossimo decennio sono migliori. Da un lato, la performance superiore alla media dei mercati sviluppati è in gran parte dovuta alle azioni USA. Per queste le opportunità diminuiscono sempre di più a causa degli indici di valutazione spesso estremamente elevati. Anche sotto l’aspetto della “mean reversion” (ritorno alla media) che si osserva ripetutamente sui mercati finanziari, ci potrebbe essere un movimento speculare nella performance relativa nei prossimi anni.

Significative incertezze nel breve e medio termine

È poco probabile che ci sia una svolta radicale delle tendenze congiunturali cinesi prima del quarto trimestre e anche le incertezze riguardanti la pandemia continueranno probabilmente ancora per un po’ di tempo.

Pertanto, non cambiano le prospettive dell’ultimo em-report: né per l’orizzonte temporale a breve e medio termine (continue incertezze dovute al coronavirus, alla Cina e al dollaro/alla banca centrale USA) e ancora meno per il quadro a lungo termine.

Nel lungo periodo rimaniamo positivi su molti mercati azionari emergenti

Questo vale sia in termini assoluti che relativi ai mercati sviluppati, nonostante e proprio a causa del marcato ritardo dei mercati emergenti rispetto ai mercati azionari sviluppati nell’ultimo decennio (mercati sviluppati +175%, mercati emergenti +43%, entrambi in dollari USA). Rimangono a favore delle azioni dei paesi emergenti sia le valutazioni e gli argomenti di crescita a lungo termine sia la tendenza storicamente forte dei mercati finanziari alla “mean reversion” (ritorno alla media). Naturalmente, questo non fornisce alcuna garanzia, ma basandoci sui dati odierni vi è un’elevata probabilità di una sovraperformance dei paesi emergenti nel prossimo decennio.

I programmi infrastrutturali e la ristrutturazione economica favoriscono i paesi emergenti nel lungo termine

A livello globale sono stati annunciati numerosi programmi infrastrutturali, compresa la transizione verso economie più rispettose del clima e dell’ambiente.

Questi programmi dovrebbero quindi fornire sostegno a diversi settori che nei mercati emergenti sono rappresentati in modo superiore alla media, come i materiali di base, le materie prime o i titoli industriali. Si tratta tuttavia di un effetto che potremo vedere solo nel lungo termine, mentre nel breve e medio termine saranno probabilmente le questioni come la politica della banca centrale USA, la Cina e il Covid-19 a continuare a muovere i mercati.

La variante Delta, apparentemente molto più contagiosa, potrebbe ritardare la ripresa economica globale e portare a nuove distorsioni nelle catene globali di fornitura e di produzione. In questo contesto, tuttavia, è promettente che in India e in Gran Bretagna gli aumenti dei contagi dovuti alla variante “Delta” siano già di nuovo nettamente in calo, anche senza nuovi lockdown.

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