Consulenti, quei cialtroni ai piani alti

Pubblichiamo di seguito una riflessione di un nostro lettore dedicata alla attuale struttura gerarchica nelle reti di consulenza finanziaria. Se volete mandarci le vostre valutazioni (su questo o su altri temi, anonimato garantito laddove richiesto) scrivete a [email protected]. Buona lettura.

Caro Bluerating, vedo che diversi colleghi ti stanno scrivendo e allora ho deciso di farlo anche io. C’è un tema che credo sia condiviso ma di cui molti hanno paura di parlare, ragion per cui ho deciso di farlo io. So che potrebbe fare inca**are molte persone che potrebbero sentirsi chiamate in causa ma credo troverà l’appoggio di tanti professionisti.

Ebbene io credo che buona parte della classe dirigente delle reti in cui lavoriamo sia incompetente e dannosa per i professionisti che gestisce, dei veri e propri cialtroni come si suol dire. Questo perché chi occupa i piani alti del nostro settore, il quale ha un’età media che tutti sanno essere avanzata, è generalmente chi ha fatto successo e soldi con questo lavoro quando ci chiamavamo ancora promotori finanziari e quando negli anni d’oro quei pochi che lo facevano riuscivano a sbancare perché si trattava di una novità assoluta per il mercato (e quindi ora ce li ritroviamo ai piani alti appunto). La verità è che pero in quei tempi, parlo degli anni 80, essere promotore finanziario di fatto era paragonabile, per approccio e competenze richieste (quasi nessuno era laurato o aveva specifica formazione finanziaria), a essere dei venditori porta a porta, solo con un prodotto più complesso da vendere.

Diciamocelo senza ipocrisie, una volta l’importante era “vendere”, la consulenza non era praticamente prevista. Oggi lo scenario è completamente diverso. Per essere consulenti finanziari non si può più essere solo venditori, serve una profonda attenzione, una competenza a 360 gradi su tematiche di gestione patrimoniale e, soprattutto, è un lavoro molto più competitivo, dove per riuscire a stare a galla bisogna davvero essere preparati. Ebbene, cari colleghi, qui troviamo proprio la situazione paradossale: chi è sopra di noi e ci gestisce ne sa molto meno di noi. Ma proprio tanto di meno. E ha una visione “distorta” della consulenza finanziaria, frutto di un approccio da piazzista (da qui le celeberrime “pressioni commerciali” che quotidianamente subiamo).

Purtroppo l’unica cura verso questa “malattia” del sistema risiede nel ricambio generazionale della professione (e si spera dei piani alti), ma purtroppo c’è ancora molto da fare in tal senso…ad ogni modo, ed è per questo che ho deciso di scrivere (anche in risposta alla lettera del consulente triste), se le cose per voi non dovessero andare bene, nonostante l’impegno e la preparazione, non sentitevi in torto. Il problema vero non siete voi…come si dice a casa mia, “O pesce fète d’ ‘a capa”…

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