Investire in azioni bancarie europee è spesso sembrato come un modo per scommettere contro i tassi di interesse europei: quando i rendimenti dei bund diminuiscono, le azioni salgono e viceversa. Chiaramente dietro a questo meccanismo c’è una logica fondamentale, data dal fatto che rendimenti più elevati sono tipicamente indicativi di una crescita più rapida e di una maggiore probabilità di aumenti dei tassi ufficiali. Ma in realtà i tassi a lungo termine hanno scarso impatto sugli utili bancari nel breve termine e pensiamo che il macro troppo spesso domini il micro nelle banche europee.
Perciò è interessante notare come da metà luglio sia emersa una chiara divergenza tra i rendimenti core europei e le azioni bancarie europee. Mentre il bund è sceso piuttosto bruscamente quest’estate a -50 punti base (prima di rimbalzare leggermente), i titoli bancari europei sono vicini ai massimi da inizio anno, che erano stati raggiunti quando il bund veniva scambiato a -10 pb, con molti commentatori che stavano iniziando a parlare di tassi positivi per la prima volta dall’inizio della pandemia.
“A nostro avviso – afferma Mark Conrad, portfolio manager di Algebris – questa è una disconnessione razionale. Il debito sovrano europeo ha un’offerta netta negativa e, avendo trovato nella BCE un enorme acquirente insensibile ai prezzi, ci sono poche informazioni economiche da poter trarre dai tassi di interesse. Nel frattempo, le banche europee hanno iniziato a riportare un’altra serie di utili positivi a luglio, portando gli investitori a concentrarsi sull’importante potenziale di bottom-up di cui stiamo discutendo da diversi trimestri. E infine, mentre i tassi sono diminuiti drasticamente, è fondamentale sottolineare che il punto di pareggio per i tassi di inflazione in Europa continuano a crescere e sono attualmente vicini ai massimi da tre anni, proprio mentre il Recovery Fund sta finalmente entrando in azione. I breakeven, a differenza dei tassi ufficiali, non sono manipolati. Stanno raccontando una storia un po’ più ottimistica sulla crescita europea a medio termine e gli investitori bancari europei stanno iniziando solo ora a esserne consapevoli”.