Mercati: fin che la barca va…

Nel corso della pandemia la politica monetaria sia della FED che della BCE era di facile previsione: ultra-espansiva. A partire da luglio/agosto però la situazione è diventata più complessa. Nonostante il tasso di crescita dell’economia abbia cominciato a ridursi, i mercati azionari hanno continuato a crescere sostenuti da quello che sembra un paradosso, ma che dal 2009 gioca a loro favore: più le notizie economiche sono deludenti rispetto alle previsioni, e più la politica monetaria è vista accomodante.

Di recente però la lettura dei dati macroeconomici ha cominciato a cambiare, soprattutto in USA dove i consumatori si mostrano sempre meno propensi ad aumentare i consumi, frenati dalla crescita prezzi e dalla rapida diffusione della nuova variante più contagiosa del Covid. La crescita salariale indotta dall’aumento dei prezzi, potrebbe così manifestarsi prima del raggiungimento di una tasso di disoccupazione soddisfacente.

La domanda è se l’aumento dei prezzi al consumo, in parte determinato da quello temporaneo (?) della materie prime, potrebbe essere seguito da una inflazione più duratura e di più difficile controllo dovuta all’aggiustamento al rialzo delle retribuzioni.

Il momento in cui gli indicatori monitorati dalla FED e dalla BCE, dai quali dipende il livello ritenuto congruo dei tassi di interesse, darà il segnale per l’avvio della normalizzazione della politica monetaria potrebbe dunque arrivare prima del previsto.

Non siamo del tutto convinti che il mercato azionario stia prezzando questo scenario. Se così fosse, è possibile che l’inasprimento monetario, per quanto graduale possa avvenire, rappresenterebbe un fattore negativo perché si verificherebbe in un momento in cui il mercato comincia a realizzare che la crescita economica futura è stata sopravvalutata. In altre parole, una decelerazione della crescita economica accompagnata da inflazione (una inedita stagflazione ?) per la quale non siamo sicuri che esista una politica monetaria ideale.

L’aumento conseguente del premio per il rischio, che comporta una crescita del rendimento richiesto, consentirebbe al mercato di trovare un punto di equilibrio, a parità di tutte le altre condizioni, solo a prezzi più bassi.

Grazie alle assicurazioni della Lagarde sulla crescita economica e sull’inflazione, per il momento continuano comunque a tenere banco i tassi di interesse negativi, la massa di liquidità disponibile e la sostanziale mancanza di alternative all’investimento in azioni.

A cura di Antonio Tognoli, head of research di Integrae Sim

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