Mercati: è troppo presto per essere ribassisti

Negli ultimi giorni sembra ci sia un’ondata di pessimismo sui mercati azionari globali e pare il rally abbia perso slancio iniziando a vacillare, con gli indici che sono in fase di flessione rispetto ai massimi storici. I timori che la diffusione della variante delta stia limitando il ritmo della ripresa nella fase post-pandemica, combinati con la prospettiva di una riduzione degli stimoli fin qui messi in circolo dalle Banche centrali, ha portato gli investitori a porsi più di qualche domanda riguardo all’elevata valutazione del mercato. Negli ultimi venti anni settembre è stato un mese relativamente impegnativo per l’S&P 500, anche se questa è una di quelle statistiche citate talmente spesso da rischiare di realizzarsi da sola. Ecco di seguito la view di Lewis Grant, Global Equities Senior Portfolio Manager per la divisione internazionale di Federated Hermes.

Nel Regno Unito, è stato annunciato un incremento della pressione fiscale, apparentemente per tamponare i danni causati dal virus, anche se il cronico sottofinanziamento del servizio sanitario e l’invecchiamento della popolazione erano sfide di lungo periodo già prima della pandemia.

La BCE sta cautamente imboccando la strada del tapering fornendo al tempo stesso rassicurazioni sul sostegno a lungo termine per evitare qualsiasi timore da parte degli investitori.

Il nostro indicatore di avversione al rischio da parte degli investitori ha segnalato volatilità negli ultimi mesi riflettendo anche una leggera inversione, anche se da un alto livello di risk-on. In questo momento è troppo presto per dichiarare che i mercati sono ribassisti, e abbiamo già visto simili brevi pause in passato, ma si percepisce che i venti contrari sono in aumento. Anche se il virus può essere in fase calante, stiamo solo iniziando a comprendere gli effetti a lungo termine sui mercati e sulle economie.

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