La crescita dei prezzi è straordinaria e temporanea, sottolineano dalla FED. Ma, aggiungiamo noi, straordinaria e temporanea è pure la crescita del PIL, destinato a planare verso il suo potenziale nell’intorno del 2%. Ma se questo è stimabile con sufficiente approssimazione, noti i fattori di produzione (l’incertezza maggiore riguarda il saldo export/import), la quantità di moneta del sistema che non schiacci la convalescente ripresa economica e allo stesso tempo mantenga una crescita dei prezzi in linea con gli obiettivi fissati partendo da condizioni ultra accomodanti, è un’equazione di difficile soluzione.
Gli scenari macroeconomici sono ad un bivio
Se da una parte i prezzi crescenti consentono il rianimarsi dei falchi della politica monetaria troppo espansiva, dall’altro le colombe insistono sui rischi che nuovi possibili lockdown possano fermare la ripresa. Lungi dall’essere accademico, il dibattito è destinato ad avere ricadute rilevanti sulla curva USA e sulle manovre di spesa pubblica in corso di approvazione al Congresso.
Gli investitori hanno continuato a comprare bond a lunga scadenza, facendone scendere i rendimenti. In altre parole, la paura di una decelerazione della crescita economica sembra maggiore di quella di una crescita stabile e duratura dei prezzi. Le notizie negative sul fronte politico ed economico (discussione di pacchetti fiscali e/o paura del default tecnico) verranno lette dai mercati come giustificazione per un ulteriore prolungamento delle politiche ultra espansive.
A cura di Antonio Tognoli, Head of Research di Integrae Sim