Investimenti, Cina: ecco i problemi che Pechino deve fronteggiare

All’inizio di marzo la Conferenza Politica Consultiva del Popolo Cinese e l’Assemblea Nazionale del Popolo (le due sessioni) hanno dato il via libera al quattordicesimo Piano Quinquennale (in realtà con effetti per i prossimi 15) contenente importanti linee guida di riforma sociale, economica ed industriale che lasciano intravedere un quinquennio di grandi cambiamenti per la Cina. L’impostazione generale poggia su alcuni pilastri:

  • Dual Circulation: è la strategia di sviluppo economico basata sul mercato interno (internal circulation) ed in modo articolato sull’integrazione globale (external circulation), confermando di fatto le impostazioni di politica economica del tredicesimo PQ, i cui obiettivi non sono stati raggiunti per effetto della pandemia. Le direttrici riguardano l’uscita della Cina dallo stato di Paese in via di sviluppo, con un PIL pro-capite stimabile intorno ai 30.000 dollari nel 2035. Non completamente chiari sono invece gli obiettivi dell’integrazione globale che fanno leva sull’indipendenza tecnologica;
  • Indipendenza scientifica e tecnologica. Già il programma Made in China 2025 (MiC2025), lanciato nel 2015, conteneva gli elementi per una profonda trasformazione industriale, spostando l’accento dalla quantità alla qualità e individuando 10 settori strategici in cui la Cina avrebbe dovuto raggiungere la leadership entro il 2049. Gli obietti del nuovo PQ sono di fatto gli stessi del MiC2025, rivisti alla luce dei mutamenti tecnologici intervenuti;
  • Nuova urbanizzazione. L’intento è quello di ridurre il divario tra le fasce di popolazione più povere e più ricche. Gli obiettivi delle Nuova Urbanizzazione prevedono grandi trasformazioni del modello economico basato sull’agricoltura e la trasformazione del settore dei servizi, lasciando intravedere grandi opportunità di business. Il nuovo PQ non prevede però una nuova liberalizzazione del mercato fondiario che avrebbe dato ulteriore impulso ai redditi delle famiglie rurali;
  • Green Development. Pur essendo indicato come indispensabile, il PQ non ha dato indicazioni precise e obiettivi specifici del green development, contenuti comunque nella deliberazioni dello State Council del febbraio scorso che strutturavano un preciso percorso di trasformazione economica e sociale verso la carbon neutrality, non presente nelle pianificazioni precedenti. E’ uno sforzo immane che comporta la dismissione di circa 700 GW di centrali a carbone (simile alla capacità di potenza installata in Europa) e l’eliminazione di 12GtCO2e/l’anno. Gli investimenti sono enormi e pari a circa 140 tn di RMB (circa 16 tn di dollari) in dieci anni.

Fin qui la teoria. Occorre metterla in pratica

Tra gli ostacoli da superare c’è l’armonizzazione dei diversi portatori di interessi. Per esempio, è meglio mantenere alti tassi di crescita attraverso export e investimenti oppure rivedere la struttura economica spingendo verso i consumi interni (probabilmente però a discapito della crescita nel breve periodo)?. Sicuramente nei prossimi anni non ci annoieremo.

A cura di Antonio Tognoli, Head of Research di Integrae Sim

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