Pictet: i mercati finanziari nel mondo post pandemia

La ripresa post pandemia appare ben avviata. Tuttavia, gli attuali timori circa le varianti del coronavirus e i bassi tassi di vaccinazione nei Paesi emergenti e i persistenti problemi sul fronte dell’offerta a livello mondiale sono indice di una ripresa disomogenea. César Pérez Ruiz, Head of Investments & CIO, Pictet Wealth Management, e Christophe Donay, Head of Asset Allocation & Macro Research, Pictet Wealth Management, condividono le loro opinioni circa le sfide e le opportunità future per l’economia globale e i mercati finanziari.

“Sebbene non univoco, il nostro giudizio sulla direzione dell’economia globale è nel complesso positivo. Come già in Cina, ci aspettiamo un graduale rallentamento del momentum negli USA e in seguito in Europa. In ogni caso, è probabile che la decelerazione della crescita favorisca l’erogazione di nuovi stimoli, tra cui il piano di investimenti infrastrutturali dell’amministrazione Biden”, afferma César Pérez Ruiz, Head of Investments & CIO, Pictet Wealth Management.

“Al contempo, siamo consapevoli che l’approvazione dell’ambizioso piano di spesa infrastrutturale negli USA sarà molto difficoltosa”, aggiunge César Pérez Ruiz. “Inoltre, non possiamo ignorare le sempre più concrete probabilità di un aumento delle tasse su società e soggetti con redditi elevati. In ogni caso, siamo fiduciosi che la spesa dei consumatori USA si manterrà robusta alla luce dei consistenti risparmi accantonati e dai continui progressi sul mercato del lavoro. La resilienza dei consumi e la nuova spesa netta per le infrastrutture – seppur relativamente modesta – dovrebbero sostenere il PIL USA per cui ci attendiamo una crescita del 6,1% nel 2021 e del 3,9% nel 2022”.

Christophe Donay, Head of Asset Allocation & Macro Research, Pictet Wealth Management, ha un’opinione generalmente positiva sull’Europa “alla luce degli elevati tassi di vaccinazione e del sostegno su larga scala all’economia incarnato dal piano Next Generation EU (NGEU) e dalla linea accomodante della Banca Centrale Europea”. Di conseguenza, Donay ha rivisto al rialzo le stime di crescita del PIL per l’Area Euro al 5,0% (dal precedente 4,3%) e prevede un’espansione del 4,5% nel 2022”.

Secondo Donay: “In Europa e negli USA l’inflazione deriva in larga misura da problemi sul fronte dell’offerta e rincaro delle commodity. Alcuni dei driver alla base dell’aumento dei prezzi potrebbero esaurirsi ma non si esclude che le problematiche ascrivibili all’inflazione ciclica permangano più a lungo del previsto. In ogni caso, crediamo che Fed e BCE manterranno un atteggiamento accomodante e relativamente tollerante verso eventuali impennate dell’inflazione. La Fed, infatti, ha fissato un “obiettivo di inflazione media” e la BCE un target price simmetrico del 2% nel medio periodo. Quanto agli investimenti, prezzi di produzione elevati e pressioni salariali in aumento potrebbero erodere i margini societari; pertanto, confermiamo la preferenza per società che godono di un pricing power”.

Di recente le decisioni di investimento sulla Cina appaiono più delicate alla luce della stretta normativa su diversi importanti settori dell’economia e delle pressioni sulle quotazioni offshore. “Da un punto di vista macroeconomico, la decelerazione del momentum potrebbe favorire l’erogazione di maggiori stimoli fiscali, probabilmente mirati a raggiungere il nuovo obiettivo di “generale prosperità” del Partito Comunista”, aggiunge Pérez Ruiz—che comunque si dice tuttora preoccupato per l’elevato indebitamento in alcune aree dell’economia cinese e conclude: “Un’attenzione alla governance e un sostegno ai settori strategici dell’economia maggiori potrebbero dare buoni frutti a lungo termine e in Cina prosegue l’ascesa della classe media; tuttavia, in un’ottica di breve periodo le modifiche al quadro normativo potrebbero avere un impatto negativo sugli utili aziendali”.

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