Mercati, tapering e tassi Usa: le attese degli analisti

Secondo Bloomberg News, che ha intervistato 52 economisti, l’annuncio ufficiale del tapering degli acquisti di bond (al momento 120 mld di dollari al mese) non avverrà oggi, complici la variante Delta e un ammorbidimento del tasso di crescita dell’inflazione, ma nella riunione del 2-3 novembre per poi prendere ufficialmente il via a dicembre.

A Jackson Hole, Powell stesso ha precisato che “il timing e il ritmo dell’imminente riduzione degli acquisti di asset non rappresenteranno alcuna indicazione diretta del timing con cui i tassi di interesse saranno alzati”, citando l’impatto della diffusione della variante Delta ma soprattutto la necessità che l’economia Usa raggiunga la  massima occupazione. Probabile quindi che il rialzo dei tassi sui fed funds sia ancora lontano e possa concretizzarsi solo a partire dal 2023, quando la Fed potrebbe annunciare due strette monetarie dai livelli attuali attorno allo zero, ciascuna dello 0,25%, fino a portare la parte più alta del range all’1,5% entro il 2024, con altri tre rialzi del costo del denaro.

Lunedì i future hanno aperto in rosso una settimana che vede un peggioramento del sentiment di mercato anche per l’enorme debito della cinese Evergrande (300 mld di dollari, pari al 2% del Pil cinese). Al momento il mercato obbligazionario sembra preoccupato per il calo della domanda indotto da un rallentamento dell’attività economica in evidenza già lo scorso mese e sta cercando di capire se l’impatto di quello che sta accadendo in Cina possa portare la FED a riconsiderare le scelte di politica monetaria.

Le attese intorno al FOMC, riguardano anche il cambio euro/dollaro. Per quanto riguarda l’EWur/Usd, la BCE ha già fatto la sua mossa con una ricalibrazione del piano PEPP, dove il governatore Lagarde ha tenuto a sottolineare che non è stato avviato il processo di tapering, ma una variazione nell’ambito del programma degli acquisti per l’emergenza pandemica. Se Powell annuncerà l’avvio a novembre/dicembre, potremo assistere a un rafforzamento del dollaro sull’euro che si innesterebbe su una crescita economica in rallentamento.

A cura di Antonio Tognoli Head of Research di Integrae Sim

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