Mercati: il gas naturale soffoca la ripresa europea e cinese

L’inverno è alle porte e pare non annunciarsi un periodo facile per le economie mondiali. Se in Europa infatti per il momento la situazione pare ancora gestibile (malgrado le lunghe code ai distributori in Inghilterra, causate più dalla carenza di autisti che da una reale scarsità di carburanti), non mancano le prime avvisaglie di un “Energy-Crunch che trae origine principlamente da una crescente scarsità di gas naturale, le cui quotazioni solo nell’ultimo anno hanno registrato un incremento prossimo al 500% iniziando a mettere sotto pressione anche le quotazioni di petrolio e carbone, unici sostituti immediati del gas naturale nella produzione di energia elettrica.

Se il tema appare scottante in Europa, assume proporzioni quasi drammatiche in Cina, dove ancora oggi è stato richiesto a un’ampia gamma di aziende del settore industriale di tagliare la produzione per venire incontro alla scarsità di energia, a cui ha indubbiamente contribuito il progetto “cieli-blu”di Pechino che vuole arrivare ai giochi invernali di febbraio dimostrando di aver seriamente preso a cuore la questione dell’inquinamento ambientale.

I riflessi sull’economia potrebbero essere rilevanti, e non solo su quella cinese (con molti analisti che si sono già affrettati a tagliare le stime di PIL per il quarto trimestre) ma su tutta la catena di approvigionamento globale, a partire dalle materie prime, dall’alluminio all’acciaio, di cui il Dragone rappresenta sempre di più il maggiore produttore, fino a arrivare ai componenti e prodotti finiti, di cui il Paese rimane uno dei maggiori esportatori in svariate tipologie merceologiche.

A cura di Michael Palatiello, ad e strategist di Wings Partners Sim

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