Mercati: i pro e contro dell’adottare la Modern Monetary Theory

E se la soluzione ai nostri problemi fosse la Modern Monetary TheoryMMT, che risale al 1905 (quindi ha poco di moderno)? Procediamo con ordine. La MMT può essere intesa come l’opposto dell’austerità fiscale, che si basa sul principio dell’importanza del disavanzo di un Paese, o piuttosto del suo rapporto deficit/ PIL (che misura il grado di rischio di insolvenza). Secondo la MMT il rapporto deficit/PIL tende a perdere di importanza perché uno Stato può stampare moneta ed estinguere così all’infinito i propri debiti e senza problemi. Secondo la MMT, l’attività economica è controllata dalla creazione di moneta da parte dello Stato e non della Banca Centrale.

Attualmente le banche centrali utilizzano i tassi di interesse per agire sul valore del denaro: bassi tassi si traducono in un costo inferiore del denaro e in una politica accomodante, mentre tassi più alti rendono il denaro più costoso e determinano una stretta monetaria. Secondo la MMT, invece, sarebbe lo Stato e non la banca centrale (i.e. la FED) ad avere un duplice mandato: la stabilità dei prezzi (inflazione) e la piena occupazione. Il valore del denaro verrebbe modificato grazie all’effetto combinato dell’emissione di cartamoneta e della tassazione. Stampando più moneta si controllerebbe l’attività economica (allentamento) e aumentando la tassazione si ridurrebbe la massa monetaria circolante nel sistema (stretta). Sembrerebbe la soluzione ai nostri problemi.

È possibile che la MMT funzioni?

Come ha spiegato molto bene Yogi Berra (che non era un economista ma un giocatore e allenatore di baseball): “in teoria, non c’è alcuna differenza fra teoria e pratica. Ma, in pratica, c’è”. In teoria, la MMT può funzionare. In pratica, è improbabile. In teoria, è chiaro che l’attività economica può essere controllata dai politici attraverso la spesa pubblica (spendendo dove opportuno e riducendo la spesa quando opportuno). In pratica è politicamente difficile capire quando è opportuno.

Con la MMT, le aspettative di aumento dell’inflazione influirebbero sugli investimenti riducendo il valore dei flussi di cassa in futuro. Il tasso di sconto dovrebbe aumentare e il valore attuale degli attivi subirebbe una flessione. Inoltre, il potere di stampare moneta tende a dare alla testa ai politici (di qualsiasi partito) propensi a spendere/investire in progetti spesso economicamente inefficienti. Di solito, questo  determina un aumento dell’inflazione.

La MMT potrebbe anche funzionare e generare risultati positivi, soprattutto all’inizio perché gli effetti risultano simili a quelli di uno stimolo fiscale,  ma è un esperimento economico rischioso. I guadagni iniziali potrebbero infatti mascherare nel medio/lungo periodo l’impatto negativo di un aumento dell’inflazione e dell’erosione dei valori patrimoniali. I risultati postivi di breve termine potrebbero quindi ingannarci, oltre ad aprire le porte a un aumento del peso e del ruolo dello Stato nell’attività economica, quando è noto che i governi tendano a essere utenti inefficienti del capitale rispetto al settore privato.

A cura di Antonio Tognoli, Head of Research di Integrae Sim

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