Nelle ultime sedute il Bitcoin è tornato di slancio a oltrepassare la soglia dei 50mila dollari superando poi ieri la resistenza statica di medio termine a quota 52.900 e allungando poi il passo in area 54.600. I prossimi obiettivi tecnici dei corsi diventano ora quota 60mila prima ed, eventualmente dopo una fase laterale di consolimento di breve periodo, il top dello scorso aprile a quota 65mila. Cruciale però posizionare uno stop loss (o uno stop and reverse) a 52.900 dollari.
A innescare l’allungo degli ultimi giorni ha contribuito il fatto che gli Stati Uniti hanno dichiarato che non hanno intenzione di vietare le criptovalute, sebbene molte di esse ricadano nella definizione di security e come tali andranno regolamentate, come ha specificato Gary Gensler, capo della Sec, rispondendo a un’interrogazione presentata da Ted Budd, deputato repubblicano del North Carolina.
Criptovalute: security o commodity?
Negli Stati Uniti il dibattito sulla natura delle criptovalute non è secondario: stabilire se sono security o commodity implica trasferire l’autorità su di esse rispettivamente sulla SEC o sulla CFTC.
In realtà le criptovalute coinvolgono entrambe. Nel 2019 l’allora finance director della SEC William Hinman definy Ethereum una commodity, ovvero una sorta di materia prima, proprio come l’oro, e per questo regolamentata dalla CFTC. Le commodity hanno una caratteristica: il loro valore è determinato dalla legge della domanda e dell’offerta.
Al contrario quei prodotti “derivati”, tipo ICO, futures o ETF sono da considerarsi security. Nel loro caso chi li acquista si aspetta un ritorno economico.
In attesa che le autorità trovino un’intesa sulla definizione delle crypto, appare chiaro che gli Stati Uniti sono intenzionati a dotare il settore di una regolamentazione. Resta da vedere l’esito e come questo impatterà sul settore, come fanno notare da Cryptonomist.ch.