Le aspettative di crescita del Pil americano nel terzo trimestre sono infatti scese dal 6% all’1,3%, mentre le attese vedono gli utili di questo trimestre come inferiori in termini assoluti rispetto a quanto riportato nei tre mesi precedenti.
La Fed sta poi per iniziare a inasprire la sua politica monetaria ancora molto accomodante, prima riducendo i suoi 120 miliardi di dollari al mese di acquisti di obbligazioni e poi, eventualmente, aumentando i tassi di interesse. Questo farebbe scendere in qualche misura le valutazioni di mercato e l’elevata crescita degli utili è la migliore assicurazione contro questo rischio.
La buona notizia è che vediamo per gli utili del terzo trimestre, che verranno resi noti a partire da mercoledì, buone possibilità per battere significativamente le aspettative e sostenere dunque i mercati su livelli più elevati.
Negli Stati Uniti, si prevede che i ricavi e gli utili dell’S&P 500 aumentino rispettivamente del 14% e del 29% anno su anno, risultando tuttavia in calo rispetto al secondo trimestre 2021. Queste aspettative, a nostro parere, sono troppo basse, considerando che l’economia è ancora in crescita, che molti settori stanno ancora riaprendo e che più aziende del solito stanno fornendo guidance positive – in testa quelle che operano nella tecnologia. Negli ultimi trimestri, le stime degli analisti sono state battute mediamente del 15%. Anche se questa volta il dato dovesse essere inferiore, sarebbe comunque sufficiente per riaffermare le forti prospettive di crescita e compensare eventuali valutazioni più basse.
In Europa, invece, ricavi e utili sono visti in salita, rispettivamente, del 12% e del 46% rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno. Tra i Paese, le previsioni vedono in testa il Regno Unito, mentre l’Italia potrebbe risultare in coda, con una crescita degli utili limitata al 7%.
Nel complesso, una bottom line più elevata è un fattore di compensazione chiave per valutazioni più basse, una buona notizia per i mercati anche se i rischi di vedere una discesa dei prezzi sembrano diminuiti. Il rapporto P/E (prezzo/utili) a un anno per l’S&P 500 è infatti al di sotto delle 20 volte e si sta avvicinando alla media a cinque anni di 18 volte. Anche se è ancora superiore a quello a più lungo termine (pari a 16,5 volte), va confrontato col picco toccato l’anno scorso, che superava quota 23.