Ma non è così, come mettono in evidenza gli analisti di Wings Partners Sim: il petrolio Wti sfiora ora gli 84 dollari per barile e i metalli non ferrosi hanno letteralmente messo le ali. A cominciare dallo zinco, balzato verso la soglia dei 4mila dollari per tonnalta dopo che Glencore ha annunciato di voler rivedere i tassi di produzione degli impianti europei a causa degli elevati costi dell’energia.
Esemplare poi per spiegare la situazione della domanda e dell’offerta globale in caso del rame: la costante cancellazione di materiale nei magazzini del London Metal Exchange (oltre il 92% del materiale in deposito è attualmente prenotato al ritiro) lascia poco più di 14mila tonnellate di metallo disponibile, un livello mai così basso dal 1974. E se a questo aggiungiamo anche la discesa nelle giacenze di Shanghai (ai minimi dal 2009) non stupisce registrare l’allungo del metallo rosso sopra i 10mila dollari per tonnellata.
Robustezza sui prezzi comunque diffusa su tutto il comparto, con l’alluminio sopra quota 3.200 dollari, il piombo in zona 2.350 dollari, il nickel sopra la soglia dei 20mila dollari e infine lo stagno che continua ad aggiornare record storici consecutivi.