Investimenti: un Pac sul Bitcoin

Dopo un’estate tiepida, il Bitcoin ha ripreso a inizio mese la sua corsa arrivando nei giorni scorsi a raggiungere e superare il suo massimo storico a 57.000 euro: oltre la metà del valore 100.000 euro che molti osservatori ritengono sarà il valore della criptovaluta sul medio periodo.

La volatilità del Bitcoin è però la ragione per cui , a detta degli esperti di Conio, la raccomandazione è di non investire in questo asset percentuali oltre il 2-5% del proprio portafoglio.

A Conio hanno fatto un esercizio: è stato calcolato il rendimento di un investimento rispettivamente di 2.000 e 3.000 euro suddivisi in versamenti da 100 euro al mese per 20 mesi, nel primo caso, e 30 negli ultimi due casi. In sostanza è stato utilizzato lo schema del PAC: lo strumento usato dai gestori, insieme a un orizzonte di lungo periodo, per sterilizzare l’investimento rispetto alla volatilità.

Cos’è (e a cosa serve) il PAC

Il Bitcoin è definito l’asset volatile e speculativo per antonomasia. L’intercettare un prezzo medio del periodo, anziché il market timing (ovvero entrare e uscire dal mercato alla ricerca spasmodica e infruttuosa di minimi e massimi per fare piccoli e incerti guadagni), aumenta la probabilità di ottenere un rendimento più elevato tanto per l’azionario che per il bitcoin.

Sono stati, nel dettaglio, immaginati tre profili di investitori, ognuno dei quali ha investito 100 euro al mese per un periodo variabile tra i 20 e i 30 mesi, in diversi archi temporali, che hanno tenuto l’investimento fino a oggi: l’holder “early adopter” che ha puntato sulla cripto nel 2012, investendo per due anni; un “follower”, che è entrato nel 2015 e un “new comer” che è entrato nell’aprile 2019 acquistano fino al mese scorso. Vediamo di seguito com’è andata.

Il PAC dell’early adopter

Il Bitcoin ha visto la luce nell’ottobre 2009, quando però era affare per pochi appassionati. Chi lo ha scoperto un paio di anni dopo, doveva avere alcune competenze informatiche per poterlo acquistare. E doveva comprenderne il grande potenziale in un mondo che rispetto all’idea dietro alla criptovaluta era indietro anni luce. A maggio 2012 il valore del Bitcoin si aggirava sui 2 dollari: è facile capire perché i pionieri del bitcoin sono oggi tutti milionari. E lo sono anche quelli che per un periodo di due anni hanno investito 100 euro al mese e deciso di tenere l’asset fino a oggi. Sono passati dieci anni: i 2.000 euro circa dei pionieri sono diventati oggi più di 7 milioni di euro. Un aumento del 350.000%.

Il PAC del follower

A luglio 2015 il prezzo medio di bitcoin era di circa 270 euro e in quell’intorno si è aggirato fino a settembre per portarsi a quota 357 a novembre e 397 a dicembre. Nel 2016 il prezzo ha continuato a crescere costantemente ma lentamente fino a superare i 900 euro a dicembre, raggiungendo il traguardo dei mille a febbraio 2017. Il 2017 è l’anno del grande boom: mese dopo mese la cripto sale vertiginosamente arrivando a quotare 2.400 euro a luglio, 4.000 ad agosto fino agli oltre 8.500 euro a novembre e agli 11.850 di fine anno (con picchi anche di 17mila euro).

La simulazione realizzata da Conio anche in questo caso prevede un investimento di 100 euro al mese su un orizzonte dei 30 mesi. Nell’ipotesi che l’investitore in questo caso abbia detenuto i Bitcoin fino ad oggi, i 3.000 euro varrebbero oggi oltre 300mila euro con un aumento del 10mila per cento.

Il PAC del new comer

L’investitore ritardatario è entrato nel mercato ad aprile 2019, qualche mese dopo il rally di fine 2018 Ha iniziato ad investire 100 euro al mese quando l’asset valeva circa 4.000 euro ed è andato avanti per 20 mesi, passando attraverso il giovedì nero del marzo 2020 (inizio dell’era Covid) e tutte le fluttuazioni degli ultimi mesi

I 3.000 euro investiti da aprile 2019 fino al mese scorso supererebbero oggi i 15.000 euro: un aumento di cinque volte in un arco temporale molto ristretto, appena due anni e mezzo.

 

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