Mps, Mef: nuovo piano e nuovi soci

Tramontata l’ipotesi di un matrimonio con UniCredit, Mps prova a ripartire in solitaria. Per farlo, il Tesoro al momento maggior azionista di riferimento con il 64% del capitale, dovrà fare da fulcro della trasformazione. L’obiettivo ultimo sarà quello di riportarla a una maggiore efficienza e riconsegnarla in mani private, cercando di avere da parte della Bce il lascia passare per una proroga della data imposta dall’istituto centrale del 31 dicembre 2021.

Le discussioni tra il Mef e l’Ue sono appena avviate ma il clima, a quanto filtra, sembra favorevole a un’intesa. Le indiscrezioni parlano almeno di 12-18 mesi di permanenza in più, estendibili a 24, e comunque un termine flessibile che sia compatibile con l’avvio di una fase nuova per la banca.

Ieri da Bruxelles è arrivata una cauta apertura a rivedere i piani concordati in occasione dell’ingresso nel capitale dello Stato nel 2017. «Se l’Italia crede che ci siano altri modi per adempiere e per uscire dalla proprietà di Mps, spetta a loro avanzare proposte. Noi restiamo in contatto con le autorità», ha detto una portavoce Ue.

Insomma, da parte di Bruxelles c’è la disponibilità a sedersi al tavolo delle trattative. A consentire la revisione dell’accordo è anche il fatto che lo scenario è cambiato. Prima la pandemia e poi il rimbalzo con una ripresa più forte delle previsioni sono elementi che vanno fatti meglio sedimentare.

La prima consapevolezza è quella di dover puntellare il capitale. Non servirà farlo entro l’anno, visto che le misure di tolleranza concesse dalla Vigilanza a una banca controllata dallo Stato permettono una certa elasticità. La ricapitalizzazione vedrà dunque la luce nel corso del 2022. Si parte dai 2,5 miliardi emersi nel corso degli stress test del 2020, ma è realistico un ritocco verso l’alto.

A Roma puntano quindi a un’operazione market-friendly, in cui il Mef parteciperà pro quota con il fondo per le ricapitalizzazioni di 1,5 miliardi e con le risorse ulteriori che serviranno. Ma l’aumento dovrà essere aperto soprattutto a coinvolgere gli altri azionisti, e auspicabilmente anche nuovi investitori pronti così ad entrare nel capitale. Resta il fatto che non si potrà prescindere da una ristrutturazione che comporterà delle uscite, tutte però volontarie.

Poi si cercherà un nuovo compratore.

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