Investimenti: la crescita rallenta ma l’azionario resta in rally. Ecco i perchè

Ci sono indicatori che mostrano un rallentamento della spinta economica in molte aree chiave. Le azioni, tuttavia, continuano a performare in senso positivo. Come si spiega? Ecco di seguito la view di Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm.

Partiamo dalla teoria

È possibile mettere in relazione crescita economica e rendimenti azionari? Le evidenze sono contrastanti soprattutto nel breve e nel medio termine. Un’ampia letteratura sostiene che la correlazione sia piuttosto scarsa. Il primo punto da menzionare riguarda le valutazioni: se la crescita è forte, ma le valutazioni sono elevate, ciò potrebbe suggerire il fatto che le azioni prezzino già tale crescita. Una relazione più interessante potrebbe esserci tra la crescita economica e gli utili aziendali. Anche questa relazione non è, tuttavia, così chiara. In termini di dati storici, è notevole il caso della Cina, dove una crescita molto forte del PIL reale non si è sempre tradotta in una migliore redditività aziendale.

Aggiungiamo che la crescita del PIL reale potrebbe non essere la metrica più importante per gli investitori azionari. Dopotutto, gli investitori sono interessati ai rendimenti nominali. Tutto considerato, ci sembra di poter dire che la crescita economica a breve termine potrebbe non essere il driver più importante per i rendimenti azionari.

L’attuale contesto di crescita sembra un po’ più debole di quanto ci saremmo aspettati alcuni mesi fa. Ecco alcuni grafici per illustrare il punto. Il primo mostra le previsioni  per il PIL degli Stati Uniti per il 2021 e suggerisce che le previsioni sono positive ma sono state riviste al ribasso durante il secondo semestre. Niente di drammatico, ma la direzione del trend (un rallentamento della forte ripresa recente) sembra abbastanza chiara.


Anche in Cina avremo una crescita del PIL relativamente più debole del previsto per il terzo trimestre, inferiore al 5% su base annua.

Nonostante ciò, nelle ultime settimane abbiamo assistito a un mercato azionario abbastanza forte. Questo vuol dire che i mercati azionari hanno già digerito la debolezza economica a breve termine? Una possibile spiegazione potrebbe essere la stagione degli utili sopra le attese a cui stiamo assistendo negli Stati Uniti, che ci offre una prospettiva diversa rispetto alle stime del PIL e ai dati macro sullo stato di salute delle imprese americane.

Quello che stiamo vedendo finora è che le aziende statunitensi quotate stanno andando abbastanza bene, almeno rispetto alle aspettative. Secondo i dati Bloomberg, del 60% delle società dell’indice S&P 500 che hanno già riportato i risultati, l’81% di esse ha riportato utili migliori di quanto si aspettassero gli analisti (la media di lungo termine è del 76%).

Anche la percentuale di aziende che ha superato le aspettative di fatturato è stata superiore alla media di lungo termine (75% contro 67%). I margini potrebbero non essere forti come nel secondo trimestre dei record, ma il risultato è ancora positivo rispetto alla storia.

Il grafico qui sotto mostra i margini a lungo termine per le aziende Usa. Pur non includendo l’attuale stagione degli utili, si nota chiaramente quanto le società statunitensi abbiano migliorato la propria redditività negli ultimi trent’anni. Quanto questa tendenza sia sostenibile nel lungo termine resta invece motivo di dibattito.

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