Mercati: gli effetti della conferma di Powell alla Fed

Nonostante le pressioni all’interno del proprio stesso partito, il presidente Biden ha confermato il mandato a Jerome Powell per i prossimi quattro anni come chairman della Federal Reserve. Gli analisti hanno quindi letto nella conferma di Powell un segnale di ritrovata indipendenza della Banca Centrale che potrebbe favorire un, seppur graduale, ritorno a politiche monetarie meno accomodanti, alla luce delle dinamiche della crescita e dell’inflazione. In questo scenario, ecco di seguito la view di Alberto Artoni, portfolio manager US Equity di AcomeA SGR.

L’indice dei prezzi al consumo ha fatto registrare nel mese di ottobre un incremento del 6.2%, un valore che non si registrava da oltre 30 anni.


I mercati hanno reagito alla nomina di Powell con un aumento dei rendimenti sui titoli governativi e un calo della Borsa. È però interessante notare come le vendite si siano concentrate soprattutto sul settore tecnologico e, in particolare, dei titoli che scontano fortissimi tassi di crescita futuri, mentre i settori più legati al ciclo ed alla cosiddetta “old economy” hanno, invece, chiuso la seduta con segno positivo. In una giornata conclusa con -0.32% per l’indice S&P, rappresentativo del mercato nel suo insieme, l’indice delle banche americane ha chiuso con oltre +2% di guadagno. Analogamente a quanto accade ai titoli obbligazionari, dove il valore del titolo scende a fronte di un aumento dei rendimenti, alcuni titoli azionari sono particolarmente vulnerabili a un incremento dei tassi d’interesse. Tra i più a rischio ci sono sicuramente le azioni di molte aziende innovative che però sono oggi in perdita e non produrranno verosimilmente utili ancora per diversi anni. Al contrario, un approccio value e attivo, focalizzato su aziende e settori più maturi, che già oggi producono robusti flussi di cassa, potrà beneficiare di un cambio della politica monetaria.

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