Mercati: commodity in tensione

L’arrivo della variante Omicron sembra togliere anche le castagne dal fuoco ai principali banchieri centrali, dibatttuti nelle ultime settimane tra una pressione sui prezzi decisamente meno transitoria del previsto e la necessità di mantenere in atto le attuali politiche espansive per dare supporto all’attuale ripresa
economica”. A dirlo è Michael Palatiello, ad e strategist di Wings Partners Sim, che di seguito spiega nel dettaglio la propria view illustrando poi l’attuale scenario sul mercato delle materie prime.

La Fed

Powell ieri ha messo volutamente l’accento sulle potenziali implicazioni recessive della nuova emergenza sanitaria confortando così coloro che adesso si attendono almeno un passo indietro nella via che conduce ad un rialzo dei tassi statunitensi inizialmente programmato per la prima metà del 2022.

Le commodity

Tra gli elementi che maggiormente hanno contribuito alla crescita dell’inflazione, il petrolio appare in queste giornate indubbiamente il più colpito, e malgrado un tentativo di recupero ieri dopo il brutale sell-off di venerdì, tornano a manifestarsi le vendite sul greggio che si appresta così a chiudere il mese di novembre con una flessione del 19% la più significativa a far data dall’ormai famigerato marzo del 2020.

I metallli non ferrosi dal canto loro rimangono strettamente inquadrati nei loro recenti, seppur ampi, trading ranges, in vista della dichiarazione opzioni di dicembre che avrà luogo nella giornata di domani; anche qui dopo una iniziale reazione rialzista nella mattinata le quotazioni dei metalli hanno gradualmente perso appeal nel corso della giornata di Borsa e oggi si ripropongono su livelli molto prossimi a quelli visti in chiusura venerdì, con il rame in area 9.500 dollari per tonnellata, l’alluminio a 2.600 dollari e il nickel che torna a gravitare sul limitare dei 20.000 dollari.

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