Carmignac: “Azioni di qualità per affrontare il 2022”

Il rallentamento dell’economia globale dovrebbe intensificarsi il prossimo anno a causa di quattro aspetti negativi: quinta ondata di Covid, shock dei prezzi energetici e dei generi alimentari, rallentamento nel settore immobiliare cinese, e inasprimento monetario sui mercati emergenti e nei paesi anglosassoni. Questa la diagnosi della società parigina della gestione Carmignac contenuta all’interno dell’outlook sull’economia del primo semestre del 2022. Dice Raphaël Gallardo (nella foto), capo economista del gruppo: «l’economia statunitense è meno vulnerabile a questi shock e pertanto si intensificherà il suo andamento divergente in termini di inflazione rispetto agli altri paesi a livello mondiale. La Fed non può più permettersi un atteggiamento attendista ma l’avvio della normalizzazione monetaria comporterà nuovi rischi per i mercati finanziari, date le valutazioni elevate degli asset domestici». E aggiunge: «l’economia europea risente dell’aumento dei costi sulle importazioni di energia e della propria dipendenza dalle catene di approvvigionamento industriali globali, ancora interrotte dalla pandemia. Tuttavia, contrariamente agli Stati Uniti, trarrà vantaggio dall’impulso fiscale positivo del piano Next Generation EU».

E la Cina? «Data la correzione in atto nel settore immobiliare, la Cina necessita ancora di forti esportazioni per mantenere un’adeguata crescita del Pil. Di conseguenza, Pechino continuerà a opporsi all’apprezzamento del renminbi, accumulando asset esteri. Questi ultimi saranno in gran parte riciclati sul mercato dei Treasury statunitensi, rendendo più difficile l’opera di normalizzazione monetaria della Fed. La Cina subirà le pressioni degli Stati Uniti, affinché nel corso del 2022 adotti una politica di stimoli più ampia».

QUALE STRATEGIA DI INVESTIMENTO. Afferma Kevin Thozet, membro del comitato di investimento di Carmignac: «sui mercati azionari, ci focalizziamo su aziende a crescita secolare che godono di buona visibilità, ovvero non eccessivamente dipendenti dal ciclo economico e in grado di riaddebitare l’aumento dei costi indotto, salvaguardando allo stesso tempo l’attività». Mentre, guardando ai mercati obbligazionari, «selezioniamo attentamente obbligazioni corporate, che presentano rendimenti interessanti e i cui modelli di business non subiscono eccessivamente l’impatto dei cambiamenti radicali e innovativi. Si tratta di una caratteristica necessaria in un contesto in cui l’abbondanza di liquidità ha limitato i meccanismi di determinazione dei prezzi». Infine, «sui mercati emergenti è possibile individuare opportunità di valore (sia sui mercati obbligazionari sia su quelli azionari), essendo stati penalizzati dalle politiche rigorose in Cina, dall’inflazione, e dalla prospettiva di normalizzazione della politica monetaria statunitense». La realtà è che «siamo passati da un contesto di quantitative easing senza fine e di tassi più bassi per un periodo più prolungato di un anno fa, a un contesto di aumento rapido e generalizzato dei tassi di interesse a livello globale. Un contesto economico differenziato tra blocchi economici richiede un approccio differenziato».

Gli investitori si stanno potenzialmente assumendo un livello elevato di rischio di credito, a fronte di rendimenti reali prossimi allo 0%. Questa abbondanza di liquidità, in combinazione con un simile contesto di repressione finanziaria, fa sì che il meccanismo di determinazione dei prezzi non presenti lo stesso funzionamento che aveva storicamente. «Le inefficienze che ne conseguono sono positive per i gestori attivi», precisa.

COME GESTIRE IL RISCHIO. In un contesto in cui l’inflazione potrebbe perdurare a lungo, in concomitanza con l’avanzamento del ciclo economico, gli strumenti del gruppo per la gestione del rischio sono incentrati su: gestione attiva dell’esposizione a obbligazioni emesse da enti governativi con rating elevato, data la volatilità dei tassi di interesse indotta dall’inflazione e dai timori per il livello del debito, dai rendimenti bassi delle obbligazioni, insufficienti per ammortizzare tale volatilità, e da mercati particolarmente reattivi nel variare i prezzi al rialzo e al ribasso; liquidità e strumenti a breve termine che appaiono i più adatti a superare brillantemente le fasi di volatilità; e il dollaro Usa, dati il suo status e le dinamiche di bene rifugio.

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