Asset allocation: i titoli giusti per gestire la greenflation

L’obiettivo sul clima fissato dall’accordo di Parigi nel 2015, ovvero non superare la temperatura media globale di 1,5 gradi, non sarà semplice da raggiungere, poiché la dipendenza delle economie dai combustibili fossili è significativa. Al COP 26, ad esempio, il premier Modi ha promesso che l’lndia, uno dei maggiori inquinatori a livello mondiale, azzererà le emissioni nette di CO2, ma solo entro il 2070.

Per diversi Paesi, in particolare, il carbone costituisce ancora la principale fonte di energia elettrica (ad esempio per la Cina il 70%) e, dunque, la transizione energetica risulterà “costosa” in termini di investimenti.

Per poter raggiungere l’obiettivo di neutralità climatica almeno entro il 2050, il 50% dei veicoli pesanti dovrà essere elettrico ed il 70% dell’elettricità dovrà essere generata da fonti solari ed eoliche.

Inoltre, la transizione sta causando la cosiddetta greenflation: le misure regolatorie sui carboni fossili hanno costretto le aziende a ridurre la capacità produttiva di energia, alimentando l’aumento dei prezzi delle materie prime. Ad esempio, in Europa le scorte di gas sono ai livelli minimi rispetto agli ultimi dieci anni e la quotazione è salita ai massimi.

In questo scenario, ecco di seguito la view di Giacomo Calef, Country manager di NS Partners.

Pertanto, si ritiene che gli investimenti azionari possano beneficiare dalla transizione energetica, ma ciò è possibile solo attraverso un’opportuna diversificazione. Da un lato, vi sono aziende che possono dare un contributo alla transizione attraverso il digitale, come la francese Schneider Electric. Quest’ultima è stata posizionata al primo posto dell’indice “Global 100 most sustainable corporations in the world”, elaborato da Corporate Knights, e propone diverse soluzioni digitali per la gestione energetica degli edifici sostenibili. Tra gli altri, il sistema EcoStruxure Power fornisce dati in tempo reale, favorendo una distribuzione intelligente dell’energia elettrica all’interno dell’infrastruttura.

Dall’altro lato, invece, abbiamo aziende che hanno un impatto positivo sull’ambiente grazie all’economia circolare. Uno dei principali player USA è Republic Services, che qualche giorno fa, nell’area di Sacramento, ha annunciato l’apertura del primo impianto di combustione di rifiuti organici in grado di generare energia rinnovabile. Si osservi che proprio una nuova legge dello stato della California, che entrerà in vigore il 1° gennaio 2022 (Senate Bill 1383), richiederà alla maggior parte delle case e delle imprese californiane di smaltire i rifiuti esclusivamente con l’utilizzo di strutture non inquinanti.

Evergrande verso il default, ma la cina resta attraente

Emerge un chiaro impatto delle strette regolatorie sull’equity cinese, con l’MSCI China (in USD), l’indice più rappresentativo dell’area, che da inizio anno al 30 Novembre ha ceduto quasi 20 punti percentuali. I ribassi sono stati amplificati nei mesi in cui il numero delle norme imposte dalle Autorità di Pechino è salito vertiginosamente, ma anche la crisi del settore immobiliare ha aumentato i timori degli Investitori.

Fitch ha tagliato il rating del colosso Evergrande, da C a RD (restricted default), poiché l’azienda non ha pagato 82,5 milioni di dollari di cedole off-shore entro la scadenza prevista. Ma non solo Evergrande, a causa del mancato rimborso di un’obbligazione da 400 milioni di dollari Fitch ha declassato anche il rating di Kaisa, ovvero il terzo maggior emittente di bond in dollari del Real Estate cinese. Per contenere l’effetto contagio delle insolvenze del settore, inoltre, la Banca centrale cinese alcuni giorni fa ha prontamente liberato nel sistema economico circa 1200 miliardi di yuan ($188 miliardi di dollari) con un taglio dello 0,5% del coefficiente di riserva obbligatoria. Si consideri che l’immobiliare ha un peso importante per l’economia, dato che vale il 29% del PIL e, secondo le previsioni, la sua fragilità potrebbe contribuire a rallentare la crescita per il prossimo anno. Infatti i consiglieri del Governo cinese, rispetto al 2021, hanno rivisto al ribasso il target di crescita per il 2022, da “sopra il 6%” ad un range del “5 – 5,5%”.

Pertanto, alla luce di quanto sta accadendo, la Cina potrebbe ancora essere ritenuta una valida opportunità per gli investitori? Si ritiene che il focus dell’investimento dovrebbe andare esclusivamente verso i settori che presentano maggiori margini di crescita, come ad esempio l’healthcare. In particolare, le aziende che producono le tecnologie medicali hanno completato il processo di sostituzione dei prodotti importati dall’estero con quelli sviluppati internamente (cosiddetta Import Substitution Industrialization). Tale processo riguarda diversi segmenti, come gli stent cardiovascolari, le macchine per l’anestesia, e gli impianti ortopedici, in cui i player cinesi oggi controllano più del 50% delle quote del mercato domestico. Mindray Medical, ad esempio, si posiziona come leader nella produzione di monitor per la diagnostica e monitoraggio dei pazienti e detiene una market share superiore al 60%.

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