Investimenti: come muoversi l’anno prossimo secondo Hsbc AM

Con i successi ottenuti nel 2021, gli investitori andranno incontro a un “periodo di recupero” nel 2022, ma gli squilibri fra domanda e offerta peseranno sul PIL, con aspettative di crescita ridotte. L’inflazione si attesterà al 4%, con un incremento all’inizio dell’anno e un calo in linea con la ripresa delle supply chain e i rischi maggiori riguarderanno uno shock negativo dal lato della domanda e una ripresa più lenta delle catene di approvvigionamento.

“In questo scenario si privilegia un approccio bilanciato per le azioni (difensive e cicliche) e per le obbligazioni in RMB e in crediti asiatici, oltre alle opportunità offerte dagli alternativi“, afferma Joseph Little, Global Chief Strategist di HSBC AM, che di seguito dettaglia l’outlook per il 2022.

Complessità nel ciclo di crescita

Il sistema globale è ormai giunto a metà ciclo, ci troviamo nella fase “espansiva” dell’economia: ciò significa che abbiamo superato il picco di crescita del PIL e dei profitti, l’inflazione si sta riprendendo e la politica sta iniziando a stabilizzarsi.

Il mix tra la domanda crescente di beni e il blocco delle catene di approvvigionamento continuerà anche nel 2022. Inoltre, gli squilibri tra domanda e offerta, rafforzati dalla graduale normalizzazione delle politiche, peseranno sul PIL. Per le economie più grandi, prevediamo una crescita in un range del 4-5%, con il Regno Unito e la Cina posizionati verso l’alto, mentre gli Stati Uniti e l’Europa verso il basso. Ci aspettiamo pertanto una crescita dei profitti a una sola cifra, con anche l’aumento dei costi che peserà sui margini. L’esigenza di essere realistici riguardo alla crescita è più evidente in Cina, dove il mercato del credito e la stretta normativa continuano a deprimere l’economia. Per il 2022 prevediamo che vengano introdotte una serie di misure di allentamento, ma la strategia “Common prosperity” implica che gli investitori debbano accettare per adesso una crescita economica intorno al 5% in Cina.

Una prospettiva più rosea potrebbe arrivare dai Paesi ASEAN, che sono ancora indietro, ma che potrebbero beneficiare di una fase di recupero con il progredire della successiva riapertura economica.

La pressione sui prezzi resiste, per ora

Mentre le previsioni di crescita tendono verso il basso, le previsioni sull’inflazione tendono verso l’alto. L’inflazione CPI ha superato il 6% negli Stati Unit e sta andando oltre il 5% nel Regno Unito, mentre in Cina e in Giappone i trend sembrano essere più moderati.

A nostro avviso, è ragionevole prevedere uno scenario con l’inflazione al 4% per il 2022. Tuttavia, il percorso dell’inflazione è complesso e lo scenario potrebbe cambiare. Molti dei fattori transitori che stanno contribuendo all’aumento dell’inflazione, dovrebbero raggiungere il loro picco nel 2022 e attenuarsi entro il secondo trimestre. A metà anno, con le catene di approvvigionamento ripristinate, questi fattori potrebbero persino esercitare una forza deflazionistica e il principale driver dell’inflazione potrà essere rappresentato dai salari.

Concordiamo con l’approccio prudente delle banche centrali, che ancora non reagiscono in maniera troppo reattiva, ma si stanno preparando ad accelerare i loro piani di tapering a seguito della politica di lift-off della FED, che non dovrebbe però essere applicata fino alla fine del 2022. Nel frattempo, lo stimolo fiscale globale si contrarrà.

Il mix crescita/inflazione sembra ancora vantaggioso

Non ci troviamo più nella fase di curvatura dell’economia, ma il mix crescita/inflazione sembra essere ancora favorevole, anche per il 2022. A nostro avviso, la situazione attuale è simile a quella verificatasi negli anni ’90: la ripresa in corso, l’innovazione tecnologica, l’aumento della spesa in conto capitale e la sperimentazione politica, potrebbero far sì che nel quarto trimestre del 2022 l’inflazione si attesterà intorno al 2-2,5%. Per il 2023-25 ci aspettiamo un range inflazionistico fra il 2% e il 3%.

Secondo questo scenario, il timore degli investitori sulla stagflazione potrebbe essere eccessivo. Tuttavia, alcune caratteristiche dei mercati emergenti – le cosiddette “tre D”, demografia più debole, gli alti livelli di debito e una non equa distribuzione della ricchezza – continuano a pesare sui tassi di interesse di lungo termine.

Più incertezza equivale a più volatilità

La più grande sfida per gli investitori sarà navigare tra le molte incertezze economiche e di mercato.

In termini di domanda, uno shock negativo potrebbe arrivare dalla recrudescenza della pandemia da Covid o da uno scenario di rallentamento in Cina. In entrambi i casi non prevediamo una recessione economica importante, ma il rischio più probabile potrebbe essere quello di uno stallo della crescita e la rinnovata attenzione degli investitori in un profilo di crescita a “W”. Ciò potrebbe danneggiare gravemente le previsioni per le parti cicliche del mercato azionario.

Il secondo rischio è legato all’offerta. Le catene di fornitura potrebbero richiedere molto più tempo per essere ricostruite rispetto a quanto ipotizzato e ciò potrebbe comportare delle distorsioni più a lungo termine sul mercato del lavoro a livello globale. Il Covid ha lasciato delle cicatrici importanti e la disoccupazione è più alta di quanto la maggior parte degli economisti ritenga. Questo potrebbe avere una serie di implicazioni sociali e potrebbe significare che le banche centrali si stiano sbagliando sull’inflazione. La politica dovrebbe essere più aggressiva, lasciando agli investitori pochi spazi nei mercati in cui “nascondersi”.

Rendimenti presi in prestito dal futuro

Gli investitori hanno beneficiato di rendimenti eccezionali negli ultimi 18 mesi, ma questi rendimenti sono, in gran parte, presi in prestito dal futuro. I rendimenti, gli spread e i premi di rischio sono tutti ridotti, e i rendimenti attesi delle asset class sono più bassi di prima.

Questa previsione generale complessa è accentuata da valutazioni più alte e, al tempo stesso, da margini di sicurezza più bassi nei mercati. Dobbiamo aspettarci un aumento della volatilità cross-asset.

Riteniamo che investire nell’azionario possa essere una mossa positiva perché solitamente questi mercati sovraperformano quelli obbligazionari quando il mercato del lavoro globale registra un miglioramento. Al momento, le condizioni finanziarie sembrano ancora accomodanti, il premio azionario è ragionevole, la crescita degli utili prosegue e questi fattori dovrebbero essere sufficienti a supportare la sovraperformance delle azioni rispetto alle obbligazioni.

L’aumento dei rendimenti obbligazionari dovrebbe favorire le azioni di fine ciclo e le value equities (es. Europa, Asia). Ma date le complessità a livello macro e l’assenza di grandi cambiamenti dal lato della crescita, pensiamo che la strategia ottimale sia quella di adottare un approccio più cauto, dando la priorità ai titoli difensivi (quality, ESG, digital economy) accanto ai ciclici.

Alcuni aspetti dei mercati emergenti risultano attraenti, soprattutto per gli investimenti a reddito fisso.  Le ragioni per possedere obbligazioni in RMB rispetto alle obbligazioni globali sembrano forti, sia per il rendimento superiore sia per la diversificazione del portafoglio. Nonostante i rischi attuali, il profilo di rendimento futuro dei crediti asiatici sembra molto interessante rispetto agli Stati Uniti e all’Europa.

Per gli alternativi, è necessario concentrarsi su strategie “reali” per sostenere una copertura dell’inflazione efficace in termini di costi. Gli immobili globali e asiatici, così come le infrastrutture, hanno prezzi interessanti. L’attenzione all’ambiente, la transizione verso la net zero economy e i macro flussi trasversali potrebbero favorire alcune materie prime, tra cui carbonio, rame e uranio.

Al contempo, un’allocazione in venture capital e tecnologia sostenibile potrebbe essere un modo per cogliere l’opportunità dell’innovazione e gestirla al meglio.

Complessivamente, prevediamo che il 2022 sarà un anno più impegnativo per gli investitori, ma che potrebbe comunque riservare una serie di interessanti opportunità per gli investitori attivi.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!