Azioni: meglio puntare su Energia e Tecnologia

A preoccupare è la variante Omicron, di cui si sa ancora toppo poco. Ma, al netto delle dinamiche legate a questo ennesimo appuntamento con la pandemia, il 2022 sarà ancora un anno di crescita solida, seppure un po’ più modesta rispetto a quella del 2021, con un Pil previsto chiudersi a +5,7% in Usa, +5,1% in Europa, +8,1% in Cina e +6% negli emergenti (ex China). Numeri che, a chiusura 2022, dovrebbero essere questi: +4,4% Usa, +4,2% Europa, +5,8% Cina, +4,3% emergenti. Questo lo scenario previsto dall’ufficio studi di Anima sgr contenuto nell’outlook appena presentato alla stampa che si intitola «Un anno di straordinaria incertezza».

Una sintesi sul 2022. Nella ricerca di Anima sgr le prospettive per la crescita globale si dicono costruttive nella prima parte del 2022, per diverse ragioni. Ecco quali: la ricchezza aggregata continua ad aumentare, il processo di riduzione dell’indebitamento delle famiglie continua a svilupparsi in modo favorevole per la crescita, Le prospettive del mercato del lavoro rimangono solide, i prezzi dell’energia si stanno normalizzando.

Al momento, però, siamo in presenza di incertezza e volatilità. Spiega Fabio Fois (nella foto), head of Investment Research & Advisory di Anima sgr: «dopo la fase di debolezza vissuta nel terzo trimestre, l’attività economica ha iniziato a guadagnare slancio su scala globale. La domanda interna rafforzata, con la spesa per consumi che ha trovato nuovo vigore, l’occupazione in aumento e segnali dagli indici di fiducia delle imprese danno nuovo impulso alla rotazione della spesa verso il settore dei servizi». Nonostante alcune indicazioni incoraggianti in merito agli sviluppi sul fronte dell’offerta, però, gli indici dei prezzi al consumo continuano ad accelerare. Spiega: «l’inversione degli effetti di base, la flessione dei prezzi dell’energia e l’allentamento delle pressioni sui prezzi dei beni core alimenteranno un calo dell’inflazione dal secondo trimestre 2022, seppur graduale, sia negli Stati Uniti che in area euro». Ma nessuno di questi sviluppi riflette l’insorgenza della variante Omicron. «Le notizie sulla sua infettività, gravità e resistenza ai vaccini sono contra stanti, e fino a quando i test di laboratorio non forniranno evidenze scientifiche più solide l’incertezza rimarrà elevata», aggiunge l’esperto. Tuttavia, è interessante notare che le banche centrali hanno reagito in modo diverso a questi sviluppi, specie per quanto riguarda il percorso di normalizzazione della politica monetaria. Mentre infatti la Federal Reserve ha adottato un orientamento più restrittivo, la BCE potrebbe posizionarsi a metà strada, essendo disposta a offrire ulteriore supporto solo nel breve termine, mentre la People’s Bank of China è diventata nettamente più accomodante, vista la perdita di slancio dell’attività economica e lo scenario per l’inflazione.

Quale asset allocation. In questo contesto, «rimaniamo strategicamente costruttivi sulle asset class rischiose, ma ci aspettiamo che la volatilità resti elevata nelle prossime settimane, fino a quando la visibilità sulla natura della variante Omicron non sarà aumentata. Le correzioni rappresentano opportunità di acquisto ma devono essere valutate con attenzione alla luce delle crescenti divergenze tra i policy maker con riferimento alle implicazioni dei recenti sviluppi pandemici per la crescita e soprattutto per l’inflazione. Reazioni non lineari delle banche centrali non si possono escludere, e gli investitori potrebbero esserne confusi», precisa Fois. Continua: «con riferimento ai mercati obbligazionari, manteniamo una esposizione prudente al rischio tasso in chiave strategica, più negli Stati Uniti che in area euro, dove i rischi legati al Covid sono in aumento e la Bce resterà più accomodante della Fed. Per quanto riguarda il dollaro, infine, la view resta tatticamente positiva e strategicamente neutrale».

Azionario globale. Sottolinea Filippo Di Naro, cio di Anima sgr: «il giudizio sui mercati azionari resta positivo in virtù della solidità del quadro macro/fondamentale, anche se il flusso di notizie sulla pandemia e l’incertezza sulle scelte delle banche centrali potrebbero alimentare fasi di volatilità e perdita di direzionalità. L’allocazione settoriale è bilanciata e caratterizzata da un sovrappeso selettivo su alcuni comparti ciclici (energia in particolare) e sulla tecnologia. I mercati emergenti potrebbero sottoperformare gli indici globali per un mix di fattori, tra cui l’apprezzamento di breve termine del dollaro Usa». Precisa: «il mercato non ci pare più rischioso di quello del 2020. Il settore

tecnologia resta importante non tanto per la dinamica dei prezzi ma perché è considerato un investimento da long duration: i flussi di cassa attesi sono forti e si sta organizzando rispetto a un rialzo dei tassi. Il potenziale rischio è dovuto al fatto che sia molto comprato e molto affollato».

Obbligazionario corporate. Il quadro macro, l’orientamento accomodante dei policy makers e le ridotte necessità di finanziamento delle imprese sono fattori di supporto per il debito societario in euro, ma il potenziale di restringimento degli spread è limitato e un approccio tattico è fondamentale per estrarre valore dall’asset class. Permane una preferenza per le emissioni subordinate nel settore non finanziario (ibridi), mentre in ambito high yield cresce il focus sulla selezione degli emittenti.

Valute. La divergenza fra le politiche monetarie sarà un fattore determinante per l’andamento dei tassi di cambio nel 2022. «Ci aspettiamo che l’avvio di un ciclo di politica monetaria restrittiva da parte della Fed alimenti un rafforzamento del dollaro nella prima parte dell’anno. Lo yen dovrebbe continuare a indebolirsi e la sterlina a guadagnare terreno, mentre i margini di ulteriore apprezzamento del franco svizzero appaiono limitati», conclude Di Naro.

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