Mercati: gli effetti delle tensioni tra Nato e Russia

Le tensioni tra Nato e Russia si fanno più marcate con Putin che ora ha parlato apertamente di potenziali risposte militari nel caso i paesi dell’Alleanza Atlantica non desistessero dalla loro ambizione di espandersi sui confini russi.

Si continua a ritenere probabile una invasione dell’Ucraina alle prime luci del 2022 ma nel frattempo la guerra commerciale è già cominciata, con le forniture di gas russo alla Germania praticamente azzerate nelle ultime ore e deviate in Polonia.

I prezzi del gas hanno di conseguenza registrato un nuovo massimo storico ieri in Europa con i prezzi in Germania e Francia cresciuti di oltre il 10% su base giornaliera. La situazione è particolarmente grave proprio in Francia, solitamente un esportatore di energia, che si è vista costretta a bruciare petrolio per sopperire al calo delle fornitire aggravato dal fatto che oltre il 30% della capacità nucleare sarà messa off line a partire da gennaio (anche la Germania ha deciso di chiudere il 50% dei suoi reattori entro la fine dell’anno).

Un problema quello dell’energia che puà facilmente traslarsi al comparto alimentare dato che l’attuale crisi energetica sta attualmente condizionando anche i prezzi dei fertilizzanti.

Non stupisce quindi vedere anche il petrolio accodarsi alla curva rialzista, con le quotazioni che tornano sopra quota 71 dollari per barile per il Wti, complici anche le attese per un significativo calo delle giacenze USA oggi in occasione del rapporto EIA, dopo le statistiche pubblicate dall’API ieri che hanno visto le scorte di greggio diminuire per 3,67 milioni di barili.

A cura di Michael Palatiello, ad e strategist di Wings Partners Sim

 

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