Investimenti: carbon credits, una nuova asset class

“Il prezzo dei Carbon Credits (Emission Allowance Certificates, “EUA”) ha segnato nel mese di novembre un nuovo record storico sul mercato europeo, superando il valore di 90 euro. Un trend di crescita che prosegue da diversi mesi e che ha visto ogni “diritto alle emissioni” passare da circa 20 euro del 2020 ai 50 euro durante l’estate del 2021 per attestarsi, dopo il picco di novembre, a circa 80 euro nei giorni scorsi”. A farlo notare è Diego Franzin, Head of Portfolio Strategies di Plenisfer Investments SGR, che di seguito illustra le prosepettive di questa asset class.

Ogni certificato corrisponde a un’indennità alla comunità che deve obbligatoriamente essere versata da aziende di settori ad alto impatto ambientale per ciascuna tonnellata di Co2 emessa. I Carbon Credits emessi ogni anno dalla Comunità Europea sono acquistabili attraverso l’Emission Trading System (ETS) e sul mercato secondario (OTC).  Il mercato si è evoluto nel tempo ed è oggi in una fase matura che ha visto anche la nascita dei primi ETC (exchange trade commodities), il corrispettivo degli ETF per questa tipologia di asset, acquistabili non più solo da aziende, ma anche da tutti gli investitori, anche retail, su diverse piattaforme.

I Carbon Credits sono quindi, di fatto, diventati anche una nuova asset class “sostenibile”, decorrelata dalle altre, da valutare con attenzione per i vantaggi che potenzialmente può offrire sia in termini di contribuzione alla performance che di diversificazione.

In un report di Plenisfer dello scorso maggio sottolineavamo come le principali stime sul potenziale apprezzamento del valore dei Carbon Credits fossero troppo conservative e che il loro prezzo sarebbe potuto progressivamente salire verso i 100 euro entro il 2030. Tale crescita si è già in larga parte realizzata, non in pochi anni, ma in pochi mesi.

Alla luce del rally senza precedenti del prezzo dei Carbon Credits, quali prospettive per questa particolare asset class?

I 5 fattori alla base dell’accelerazione nel trend rialzista

L’accelerazione nel trend di crescita del prezzo dei Carbon Credits è riconducibile, a nostro avviso, a diversi fattori:

Fattore COP26: la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si è conclusa a Glasgow lo scorso 12 novembre, ha generato un’elevata attenzione sui Carbon Credits anche alla luce dei nuovi obiettivi minimi di decarbonizzazione fissati al 2030, ovvero un taglio del 55% delle emissioni di Co2 rispetto al 2010. Particolare attenzione è stata dedicata all’evoluzione del sistema di scambio dei Carbon Credits verso uno schema non più regionale, ma globale. Su questo fronte, è stata indicata l’intenzione di creare il “Meccanismo di sviluppo sostenibile”, ovvero un nuovo mercato internazionale controllato dalle Nazioni Unite, che prevedrà un sistema centralizzato, aperto al settore pubblico e privato, e un secondo sistema bilaterale separato, che permetterà ai Paesi di scambiare crediti per raggiungere i propri obiettivi di decarbonizzazione. L’EU ha parallelamente confermato l’intenzione di voler ampliare l’ambito di compensazione obbligatoria delle emissioni a ulteriori industrie ad elevato impatto ambientale, rispetto alle 3 oggi previste (produzione di energia, manufatturiero e aviazione) e di voler adottare un “carbon border adjustment mechanism”, che consentirà di applicare un carbon price anche ai prodotti ad elevato impatto ambientale realizzati in Paesi che non prevedono meccanismi di carbon pricing , per contrastare la disparità di costi connessi alla produzione tra operatori europei ed extraeuropei.

Fattore tedesco:  recentemente il nuovo Governo di coalizione tedesco ha espresso sostegno ai piani della Commissione Europea per rafforzare e riformare l’attuale sistema di scambio di quote di emissioni e, in particolare,  per fissare un prezzo minimo dei Carbon Credits pari a 60 euro, sottolineando che tale valore potrebbe essere fissato in prima battuta a livello nozionale qualora i prezzi del carbonio scendessero al di sotto di tali livelli nei prossimi anni e l’UE non riuscisse nel frattempo a concordare una misura simile.

Fattore ESG: Il mercato libero dei Carbon Credits (Voluntary Carbon Market “VCM”) ha dimensione globale e opera su base volontaria: imprese, organizzazioni o anche individui, che vogliono neutralizzare o ridurre le emissioni generate dalla propria attività, possono acquistare e utilizzare Carbon Credits su tale mercato. La crescente attenzione del pubblico, delle imprese e organizzazioni e degli investitori verso tematiche ESG, ha alimentato lo sviluppo del VCM, con conseguenti ricadute positive sul valore dei Carbon Credits.

 Fattore 2021: l’ultimo trimestre dell’anno è il periodo in cui le aziende sottoposte a compensazione obbligatoria delle emissioni comprano eventuali crediti aggiuntivi necessari a coprire la totalità di Co2 che stimando di aver generato nell’esercizio in chiusura. In un anno come il 2021, caratterizzato da ripartenza dell’economia e quindi delle attività produttive, è ipotizzabile che gli acquisti di Carbon Credits aggiuntivi siano stati più elevati di quanto stimabile a inizio anno.

Fattore Gas: l’aumento del prezzo del gas ha reso più conveniente l’utilizzo di carbone nelle attività produttive, nonostante l’incremento del prezzo dei Carbon Credits. Tale incremento nell’utilizzo del carbone potrebbe aver ulteriormente trainato la domanda di acquisto dei Carbon Credits e, quindi, il loro valore.

Quali prospettive per il prezzo dei Carbon Credits?

A nostro avviso, la transizione energetica è irreversibile e destinata a generare importanti effetti positivi. Tuttavia, le tecnologie ad oggi disponibili e gli attuali modelli produttivi, seppur in evoluzione, non consentono ancora di accelerare tale fase che è pertanto destinata a protrarsi nel lungo periodo. Riteniamo pertanto ragionevole supporre che il supporto ai prezzi dei Carbon Credits potrà proseguire più gradualmente e un ritmo più moderato di quello registrato nel 2021.

In Plenisfer crediamo che in questa fase, e nei prossimi anni, un prezzo dei Carbon Credits superiore a 90 euro debba essere considerata la soglia di attenzione da monitorare poiché sopra tale valore i costi necessari alla compensazione delle emissioni raggiungerebbero un valore tale da rendere possibile una reazione delle industrie soggette a obbligo di compensazione che potrebbero alternativamente rallentare la produzione per mantenere l’equilibrio di bilancio o avviare azioni volti a calmierare i prezzi.

In ogni caso, un valore sopra i 100 €, porterebbe i Carbon Credits in un’area di sensibilità, poiché le aziende sottoposte a compensazione obbligatoria delle emissioni sono sanzionabili per circa 110 € per ogni tonnellata di Co2 non compensata, valore che si avvicinerebbe in modo significativo al valore di acquisto di ciascun Carbon Credits.

In conclusione, riteniamo che il trend di crescita del valore dei Carbon Credits sia strutturale alla luce della transizione energetica in atto, ma che nell’attuale fase siano da monitorare con attenzione le soglie di prezzo tra i 90 e i 100 € di questa asset class caratterizzata da elevata volatilità.

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