Asset allocation: ecco perchè nel 2022 prevarrà ancora il “risk on”

Considerando le aspettative per un vaccino e le straordinarie reazioni politiche in atto, riteniamo molto probabile una ripresa ciclica – è così che avevamo iniziato questo commento un anno fa, a dicembre 2020. Guardando al 2022, si possono attendere certi eventi abbastanza analoghi, mentre altri dovrebbero essere piuttosto diversi. Vaccini, terapie, Delta, Omicron, Pfizer, Moderna: l’elenco dei nomi legati alla pandemia continua, e continueranno tutti ad essere punti focali per i mercati mentre in quanto comunità globale continuiamo a trattare con quel virus che tutti vorremmo poter dimenticare: COVID-19″. Ad affermarlo è Brian Kloss, portfolio manager di Brandywine Global, parte del gruppo Franklin Templeton, che di seguito dettaglia l’outlook.

Entrando nel terzo anno civile in cui dobbiamo gestire e convivere con il COVID-19, i mercati continuano ad adeguarsi e adattarsi, mentre scienziati e responsabili della politica continuano a fare progressi notevoli e il virus intanto si trasforma da pandemico a endemico.

Tuttavia, le politiche fiscale e monetaria senza precedenti di cui avevamo discusso l’anno passato stanno ora passando alle fasi successive, considerando che il ruolo svolto durante la pandemia comincia a tornare a una politica più “normale” o convenzionale. La politica fiscale sarà espansionistica, ma senza avvicinarsi affatto a ciò che hanno visto i mercati nei due anni precedenti. Gli oneri regolamentari e fiscali intanto cresceranno.

Un elemento più importante è che la politica monetaria diventerà più restrittiva considerando che la Fed dà il via alla fine del suo programma di quantitative easing, possibilmente su base accelerata. Passare innanzitutto al tapering consentirà ai responsabili della politica della Fed di stabilire le condizioni del mercato prima di procedere a un rialzo dei tassi dei fondi federali. Queste condizioni più rigide dovrebbero arrestare la contrazione degli spread che abbiamo visto nel credito corporate negli ultimi diciotto mesi. Le condizioni economiche dovrebbero tuttavia rimanere favorevoli per gli spread del credito, e anticipiamo insolvenze al minimo negli asset del credito globale.

Gli utili delle società potrebbero non aumentare a livelli record come nel 2021, tuttavia nel 2022 dovrebbero continuare a sorprendere positivamente, soprattutto nel primo semestre. Vi sono due forti elementi a loro favore e che sostengono il mercato con l’inizio del nuovo anno.

Primo, il picco di limitazioni delle forniture potrebbe essere stato superato, e ciò dovrebbe sollevare le pressioni dei costi in vari settori.

Secondo, le società continuano a dimostrare un forte pricing power, dovuto alla domanda robusta dei consumatori. I consumatori complessivamente possiedono volumi di risparmi enormi, pronti per essere impiegati man mano che l’economia continua a normalizzarsi. Il secondo semestre potrebbe diventare un po’ più complesso, considerando che le banche centrali globali potrebbero diventare meno accomodanti qualora l’inflazione dovesse persistere.

Siamo quindi ancora costruttivi per gli asset rischiosi, esprimendo questa view tramite i mercati del credito corporate utilizzando il nostro robusto modello proprietario di sottoscrizioni e impiegando un’allocazione molto sfumata nella selezione degli strumenti di credito. Continuiamo a concentrarci su industrie di base, beni in conto capitale, energia ed altri settori ciclici nei mercati sviluppati ed emergenti. Siamo favorevoli a industrie con un orientamento più ciclico, quali auto e miniere, che dovrebbero migliorare sensibilmente con la ripresa dell’economia dopo i lockdown, ma staremo molto attenti ai rischi di cui abbiamo discusso relativi all’irrigidimento delle condizioni monetarie e fiscali.

Come nell’anno passato, siamo convinti che asset di qualità superiore offrano il profilo rischio/rendimento migliore e dovrebbero essere ancora sostenuti nonostante il rischio relativo alla loro politica monetaria. Stiamo evitando in generale i due estremi dello spettro di qualità del credito, con un potenziale di total return limitato offerto dalla qualità elevata e le obbligazioni di qualità inferiore ancora suscettibili a frenate repentine nella ripresa dell’economia globale.

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