Mercati, obbligazioni: il 2022 inizia con i fuochi d’artificio

La prima settimana del nuovo anno è partita col botto sulla falsariga della fine del 2021, evidenziando una serie d’incongruenze e paradossi che alla luce dei quotidiani dati sulla ripresa pandemica della variante Omicron, appaiono difficili da comprendere.

Di fronte al dilagare di nuovi casi, alle chiusure ed alle nuove restrizioni imposte da molti stati, ci si sarebbe aspettatto una partenza negativa dei mercati per l’incertezza della situazione. Invece l’ottimismo ha prevalso anche in settori particolarmente colpiti dalla crisi. E’ il caso del settore turismo e trasporti che dopo la dichiarazione d’inizio settimana di alcuni esperti e politici che “l’impatto omicron, pur molto contagioso ma con sintomi più lievi potrebbe segnare l’inizio della fine della pandemia”, ha dato il via ad un rimbalzo settoriale con molti titoli in rialzo tra il 5% ed il 10%.

Aldilà dell’impatto sul settore azionario, vi è stata molta attività anche sui bond governativi e sui corporate, evidenziando anche la ripresa del mercato primario che si era rallentato notevolmente nel corso della seconda metà del mese di dicembre coma da consuetudine.

Il problema inflazione e rialzo dei tassi sarà uno dei temi principali che ci accompagnerà nel corso del 2022 e quindi è prevedibile che governi ed aziende cercheranno di fare il massimo dei funding possibili in questa prima parte dell’anno per sfruttare i tassi ancora bassi.

In questi primi giorni i rendimenti dei titoli di Stato dell’Eurozona sono saliti dopo la pubblicazione dei verbali della riunione di dicembre della Federal Reserve, dove suggerisce un percorso più rapido di inasprimento delle politiche. Il tono di questi verbali era in gergo “da falco”, confermando che i dati macro rimaranno la chiave principale di lettura, ipotizzando però un tempistica più rapida per aumentare i tassi di interesse quest’anno a causa di un crescente disagio del board nei confronti dell’alta inflazione. Per mesi, i leader della Fed sono rimasti fedeli all’idea che le maggiori pressioni sui prezzi nel 2021 fossero causate principalmente da strozzature nella catena di approvvigionamento e che si sarebbero allentate da sole, tuttavia il presidente della Fed, Jerome Powell, prima della riunione aveva espresso molta meno convinzione su tale previsione, ed i funzionari del comitato politico il mese scorso hanno ampiamente condiviso le sue opinioni.

Inoltre la fine anticipata degli acquisti di asset a marzo, invece che a giugno, potrebbe aprire le porte per iniziare ad aumentare i tassi alla seconda riunione programmata quest’anno, a metà marzo.

Nell’Eurozona vi sono stati dei dati macro più forti del previsto con particolare enfasi per quelli di produzione italiani che sono risultati i migliori. Di conseguenza abbiamo assistito anche ad un rialzo dei rendimenti nell’Eurozona con il nostro Btp decennale salito all’1,28% di rendimento. Lo spread contro Bund rimane in area 134 punti, ma la Germania questa settimana è l’unico Paese dell’Eurozona ad avere ancora i tassi decennali negativi a -0,057%, mentre tutti gli altri sono positivi, cosa che non accadeva da molto tempo. Maglia nera sopra di noi resta solo la Grecia con rendimento del 1,36%.

Le nuove emissioni governative sotto la lente

Il Tesoro ha approfittato per emettere subito un nuovo benchmark Btp trentennale per sette miliardi di euro con oltre 55 miliardi arrivate sui book dei lead manager. La scelta è stata ancora di un collocamento via sindacato e non della tradizionale asta e l’emissione è stata un successo, con cedola del 2,15%, la più bassa per una scadenza di Btp così lunga. Isin IT0005480980 e taglio retail consueto da mille euro con multipli di mille, prezzo d’emissione a 99,987. Purtroppo l’emissione ha subito il contraccolpo delle notizie arrivate dagli Usa sulle minute ed ha perso circa un punto nel grey market portando il rendimento vicino al 2,2%.

Anche la Slovenia ha approfittato subito per emettere via sindacato due titoli per complessivi 1.75 miliardi di euro. Per la scadenza 2026 si tratta di 1.25 miliardi flat di cedola con prezzo d’emissione a 100,991 che significa un rendimento negativo a scadenza dello 0,22%, isin SI0002104246. Quello maggiormente richiesto è stato sulla scadenza 2062 con 500 milioni ed una cedola dell’1.175% con prezzo d’emissione a 99,745. Isin SI0002104253, taglio minimo per entrambi da mille euro con multipli di mille e rating AA-. Anche il bond lungo della Slovenia nel grey market ha subito l’influenza negativa del mercato, scendendo in area 99.

La Bei ha optato per i dollari con cinque miliardi emessi sulla scadenza 2027 con cedola del 1.375%, taglio minimo da mille euro con multipli di mille e Isin US298785JQ02.

La banca di sviluppo del Governo tedesco Kfw con rating massimo, ha emesso un nuovo decennale che era inizialmente andato molto bene, salvo poi scendere in grey market dal prezzo d’emissione di 99,653. Nello specifico sono stati 5 miliardi con cedola del 0.125% e taglio da mile euro con multipli di mille, isin DE000A3E5XN1. Il deal era piaciuto molto in rapporto al Bund statale che su analoga scadenza offre ancora rendimanto negativo. La stessa Kfw si è finanziata in sterline con 1.5 miliardi di pound a scadenza 2025 e cedola del 1.125%, taglio retail da 1k+1k con isin XS2430324405. Prezzo d’emissione a 99,964 che ha mantenuto bene con prezzi grey in area 100.

Le nuove obbligazioni corporate sotto i riflettori

Sul fronte corporate subito attive le società francesi, con la Rci Banque, la finanziaria del gruppo Renault che ha emesso 750 milioni di euro a 3,5 anni con cedola del 0.5% e prezzo d’emissione a 99,60. Il deal ha visto richieste superiori ai 5 miliardi ed è stato particolarmente apprezzato anche per il taglio minimo retail da mille euro con multiplo di mille. Isin FR0014007KL5 e prezzi in grey market in area 99,75, si tratta di uno dei pochissimi titoli che abbia performato dopo l’emissione.

La Rte che è l’analoga francese della nostra Terna, che fornisce servizi di trasporto elettrico con rating A ha emesso un green da 850 milioni con scadenza 12 anni e cedola del 0,75%. Il rendimento iniziale era previsto a ms+45, sceso poi a +43 per le richieste arrivate ai lead che hanno però penalizzato l’andamento successivo nel grey market, dove il titolo ha faticato a mantenere il prezzo d’emissione a 98,886. Isin FR0014007LP4 e taglio minimo da 100mila euro con multipli di 100mila.

Sui dollari la Bnp che ha richiamato ad inizio anno un bond perpetual con cedola del 7,195% emesso nel 2007, ha emesso un nuovo titolo perpetual con prima call nel 2027 e cedola del 4.625%. Rating del titolo BBB- e taglio minimo da 200mila dollari con multipli di mille, isin USF1067PAB25.

A cura di Carlo Aloisio, senior broker

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