A differenza della gran parte delle SGR alternative italiane Pioneer AI ha una presenza a livello globale.
Può brevemente illustrarci i punti portanti della struttura e spiegarci quali sono i vantaggi di una tale visione internazionale?
Ritengo che l’internazionalizzazione delle attività rappresenti nell’attuale contesto economico un’indispensabile strategia per realizzare valore. Tale sistema consente di estendere il proprio vantaggio competitivo e crea nuove opportunità e mezzi per la crescita. La visione globale di Pioneer AI è diventata, insomma, una via obbligata per il successo, una strategia imposta anche dalla volontà di misurarsi a livello globale con i maggiori player mondiali. Attualmente la nostra struttura è presente in quattro continenti e la strategia è caratterizzata da una massima flessibilità sul fronte distributivo e una forte cooperazione con le strutture che forniscono i prodotti.
Le location principali sono quattro: l’headquarter di Dublino, dove si concentra l’attività di investment center sia per i single manager fund sia per i fondi di fondi, oltre che tutti i servizi di supporto al business come per esempio la funzione di legal & compliance, l’operation risk management e il middle office; Londra e New York sono i due centri dedicati principalmente all’attività di ricerca e due diligence sui gestori sottostanti. Nella capitale inglese è presente anche un team sales&marketing dedicato all’atività commerciale internazionale.
A Milano è infine basata la SGR di diritto italiano. A livello globale la società gestisce circa 10 miliardi di dollari, ripartiti tra fondi di fondi (85% degli asset circa) e fondi single manager puri. Per comprendere compiutamente la dimensione globale di Pioneer basta osservare i dati relativi agli asset under management: solo il 30% circa delle masse arriva infatti dai confini nazionali.
Oltre a questi quattro centri operativi principali quali altre branch sono presenti nel mondo?
Per quanto riguarda l’Asia possiamo contare su Hong Kong e Singapore, dove abbiamo già alcuni fondi registrati e seguiamo importanti investitori istituzionali a cui offriamo portafogli dedicati. In Australia, invece, siamo molto attenti al mercato dei fondi previdenziali, mentre l’America Latina si sta rivelando un importante punto di distribuzione grazie ad investitori istituzionali e alle piattaforme offshore internazionali.
L’intervista completa è pubblicata
sul numero di luglio/agosto
di HEDGE in edicola in questi giorni.