Mercati, Germania: prospettive in chiaroscuro

Come è messa l’economia in Germania? E’ innegabile che nonostante la pandemia l’economia tedesca continui a rappresentare la locomotiva dell’Europa, anche se il PIL nel 2021 è cresciuto solo del 2,5% (in Italia +6,3%) e si appresti a crescere del 3,7% nel 2022 (1,4% in meno di quanto atteso a settembre scorso) e del 2,9% nel 2023 (il doppio di quanto previsto a settembre).

La crescita di un’economia internazionale necessita dello scambio continuo di beni e servizi (che i blocchi alle catene di approvvigionamento hanno ridotto), di costi di produzione sotto controllo (che l’energia ha esasperato), di mano d’opera (che la pandemia ha reso merce rara) e di capitale che grazie agli aiuti Europei non manca, ma che è solo uno dei fattori di produzione.

Secondo il ministro dell’economia Altmaier, i pilastri dell’economia tedesca sono intatti, tutti gli indicatori di consumo sono robusti e le condizioni del mercato del lavoro sono migliorate. Il livello di disoccupazione è diminuito rapidamente negli ultimi mesi, portando il tasso di disoccupazione destagionalizzato al 5,2% (dicembre 2021), sostanzialmente in linea con il livello pre-pandemia. Il tasso di risparmio delle famiglie è diminuito per effetto di un aumento dei consumi, ma è rimasto elevato al 19% nel terzo trimestre, mentre i risparmi delle famiglie durante la pandemia dovrebbero fornire ulteriore carburante per i prossimi mesi.

Dunque tutto bene? Non ne sono del tutto convinto, perché i numeri riflettono il passato. Gli ultimi dati di sentiment economico indicano infatti un peggioramento della fiducia delle imprese in quasi tutti i settori industriali e gran parte degli indicatori anticipatori sono diventati retrospettivi e ben rappresentano gli attriti dovuti alle catene di approvvigionamento, ma non ancora gli effetti economici conseguenti alla quarta ondata della pandemia che riteniamo cominciano solo ora a essere visibili.

Se da un lato la pandemia sta deprimendo le prospettive di business nel settore della vendita al dettaglio, sostanzialmente chiuso ai non vaccinati, dall’altro il settore manifatturiero soffre perché gli effetti dell’offerta dalla Cina sono destinati a continuare a causa della strategia zero-Covid della stessa.

Le prospettive dell’economia a breve termine appaiono quindi meno chiare della scorsa primavera ed è probabile che l’economia tedesca ristagni nel semestre invernale (ottobre – marzo), così come tra l’altro recentemente sostenuto anche dalla Bundesbank.

La banca centrale tedesca ha inoltre sottolineato che durante l’ultimo trimestre del 2021 e il primo trimestre del 2022, la crescita economica sarà soggetta ai rischi associati a un’intensificazione della pandemia, anche se le stime indicano che gli effetti saranno probabilmente meno gravi rispetto alle precedenti ondate pandemiche.

Una volta che i colli di bottiglia dell’offerta si saranno allentati in modo significativo, è tuttavia possibile attendersi una forte accelerazione della crescita, grazie agli elevati ordini arretrati sia nell’industria che nell’edilizia. Accelerazione che probabilmente non mancherà di sostenere l’inflazione. Ed è proprio su questo tema che la Bundesbank ritiene che quest’anno la crescita dei prezzi dovrebbe diminuire (non diminuiscono i prezzi, ma la crescita), grazie anche al graduale venir meno dell’impatto del taglio dell’Iva del 2020 e di altri fattori temporanei. La crescita dei prezzi al consumo è comunque prevista ben oltre il 3% per un periodo prolungato, mentre l’inflazione core (ovvero quella che esclude i prezzi per l’energia e i prodotti alimentari) dovrebbe restare sostanzialmente sopra al 2%.

A cura di Antonio Tognoli, Head of Research di Integrae Sim

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