Al momento, nonostante lo stallo dei colloqui diplomatici tra Russia, Nato, Ocse e Stati Uniti, gli osservatori considerano ancora prevalenti i fattori a favore dello status quo in Ucraina. Nelle situazioni di incertezza, però, è sempre importante prendere in considerazione le implicazioni dei possibili scenari di crisi, per non farsi trovare impreparati se gli eventi dovessero precipitare.
In uno scenario di escalation sul fronte ucraino – spiega Cribari — vediamo sette fattori di attenzione per il portafoglio.
Il primo consiglio è quello di evitare gli investimenti sui Paesi dell’Europa orientale più esposti al conflitto, in via diretta o indiretta: dall’Ungheria alla Polonia e alle Repubbliche baltiche.
Il secondo è quello di evitare, in un primo tempo, un’eccessiva esposizione sull’Eurozona, se non altro per le implicazioni economiche dell’aumento dei costi energetici.
Terzo, è prevedibile che, almeno in un primo momento, l’euro si indebolirebbe a favore del dollaro.
Quarto elemento: i prezzi delle commodities potrebbero invece crescere, soprattutto il petrolio e, in parte, anche l’oro.
Quinto: potrebbero risentirne moderatamente in positivo i titoli della difesa, anche quelli europei.
Sesto: sicuramente positivo il tema della cybersecurity.
Settimo punto: una guerra avrebbe conseguenze molto negative per le asset class russe. Qui il worst case sarebbe l’esclusione dei titoli dal circuito interbancario in dollari.